Spettacoli
24 Aprile 2021
Oggi sabato 24 aprile dialogo a due voci con Antonia Arslan e Vittorio Robiati Bendaud sul primo genocidio del Novecento e sulla prima forma di negazionismo

Dal Teatro Comunale va in onda ‘Metz Yeghern. Il genocidio degli armeni tra memoria, negazioni e silenzi’

di Redazione | 3 min

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Sarà un dialogo a due voci, una armena – quella della scrittrice Antonia Arslan – e una ebraica – quella del saggista Vittorio Robiati Bendaud – sul primo genocidio del Novecento che è al contempo, come emergerà durante l’incontro, anche la prima forma di negazionismo.

Sabato 24 aprile, alle ore 21, dal canale Youtube del Teatro Comunale di Ferrara, andrà in onda ‘Metz Yeghern. Il genocidio degli armeni tra memoria, negazioni e silenzi’, un percorso nella Storia lungo cent’anni, che dalla Prima guerra mondiale giunge fino a noi. L’incontro è introdotto da Moni Ovadia con l’accompagnamento musicale di Claudio Fanton al duduk, strumento della tradizione amena. L’appuntamento si inserisce all’interno di un progetto più ampio legato alla memoria collettiva, ed è una produzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara in collaborazione con il Comune di Ferrara.

Il video dell’incontro sarà trasmesso su Youtube, nella pagina del Teatro, al seguente link: www.youtube.com/watch?v=mI8YD3YQFcE

“Negli ultimi dieci anni è stata approfondita la ricerca delle connessioni profonde tra il primo e il secondo grande genocidio del nostro tempo – racconta Antonia Arslan, autrice de ‘La masseria delle allodole’ (Premio Campiello) – La programmazione del genocidio armeno, non a caso, avvenne con la supervisione e la tacita approvazione dell’establishment tedesco”. Antonia Arslan parte dall’origine della parola “genocidio”, che fu coniata dall’avvocato ebreo polacco, Raphael Lemkin – come racconta Arslan – “proprio attraverso lo studio del caso armeno, già dal 1920, percependo come potesse essere applicato anche al suo popolo” aggiunge la scrittrice di origine armena. “Genocidio non è una strage, non è un massacro, ma è una forma di strage, una forma di massacro. Per capirlo – spiega – bisogna andare in profondità, alla genesi di quello sterminio delle minoranze”. Un’altra caratteristica che accomuna i genocidi, evidenzia Antonia Arslan, è il negare quanto si stia mettendo in pratica. “Chi perpetua un genocidio lo nega fin dal suo inizio, tanto che si può dire che il negazionismo è parte fondamentale del genocidio stesso, così come la premeditazione”.

Sul palco del Teatro Comunale di Ferrara, ancora chiuso al pubblico, insieme ad Antonia Arslan ci sarà Vittorio Bendaud, saggista e coordinatore del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia. “Oltre al dovere della Memoria, occorre ancora oggi comprendere l’origine di strategie perverse e di politiche assassine, che sono ancora in atto e che hanno nuovamente come bersaglio gli armeni e non solo” spiega Vittorio Bendaud, che proprio sulla questione armena sottolinea: “Non è un fatto del passato, ma un problema più che contemporaneo”.

L’iniziativa è stata fortemente voluta da Moni Ovadia, direttore della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. “È nostro dovere ricordare quanto successo nel genocidio subito dagli armeni, che fu il primo del Novecento – spiega Moni Ovadia -. Questo episodio riveste una grandissima importanza nel progetto di cultura della Memoria, che a mio avviso non deve tralasciare nessuno degli eventi che hanno ferito una minoranza, colpendo così, di fatto, l’umanità tutta”. Per Ovadia, questo appuntamento è un tassello che andrà a ricostruire un progetto più complessivo sulla Memoria. “È mio intento costruire un festival delle Memorie, un percorso che restituisca dignità, giustizia e vicinanza a tutti coloro i quali sono stati vittime di genocidi, di soprusi e di efferatezze. La Memoria deve diventare patrimonio collettivo dell’umanità tutta, il Teatro può farsi portatore di pace e giustizia”.

La data scelta non è casuale: il 24 aprile, infatti, è il giorno in cui tale genocidio viene commemorato dagli armeni. Nella notte del 24 aprile 1915, 2.345 persone appartenenti all’élite armena di Costantinopoli furono arrestate ed eliminate con l’accusa di alto tradimento. Inizia così il genocidio e la sua gestione gode dell’appoggio del governo dell’Impero ottomano e l’aiuto di consiglieri tedeschi. Le deportazioni e le eliminazioni furono perpetrate tra il 1915 e il 1916, e causarono circa 1,5 milioni di morti.

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