Attualità
12 Aprile 2021
Paolo Bruschi, già vicedirettore generale di Poste Italiane: “È la materia prima del futuro”

Ex manager dell’alta finanza porta a Ferrara una foresta di bambù

di Redazione | 2 min

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È già visibile transitando lungo via Carretti. In pochi anni la si vedrà da molto più lontano. Ed entri cinque anni esisterà una foresta di 180.000 piante di bambù alle porte di Ferrara.

È il progetto messo in piedi da Paolo Bruschi, 65 anni, fondatore dell’agenzia di comunicazione Segest, ex manager di Finivest e fino a qualche anno fa vicedirettore generale di Poste Italiane. Bruschi dall’alta finanza si è spostato sul bio. E ha scommesso tutto sul bambù.

Dopo l’investimento iniziale con l’acquisto del terreno in zona Pontegradella, il manager che si è riscoperto verde ha acquistato macchinari, attrezzature e – ovviamente – la materia prima per far crescere un’oasi naturale e alquanto esotica per queste latitudini.

“Il bambù è la materia prima del futuro – garantisce Bruschi -. È apprezzatissimo sia nell’alimentazione che nell’edilizia che nell’arredamento. E qui nel mio bambuseto crescerà in maniera completamente biologica”.

Al momento l’area coltivata è di tre ettari e mezzo e su ogni ettaro ci sono 5mila piante. Al momento quelle che stanno crescendo sono le specie del bambù mosso, un bambù gigante, e il più piccolo dulcis per i germogli. In autunno, Burschi pianterà su altri 4 ettari un altro tipo di bambù, il madake, di grandi dimensioni e molto legnoso.

Il bambuseto, che nell’idea di Bruschi andrà “inserito in un progetto più ampio di biosostenibilita dove si creerà uno spazio naturalistico con api, colture di semi antichi, economia circolare”, servirà anche a ripulire un po’ l’aria di Ferrara. “Il bambù assorbe 17 tonnellate per ettaro di Co2” fa sapere il manager prestato alla terra, che nel futuro immediato ha in mente anche di “costruire una start up sulle proprietà del germoglio del bambù. L’idea è quella di coinvolgere le regioni “padane” Veneto, Emilia, Lombardia e Piemonte per un piano agricolo di 1000 ettari per regione, per dare ossigeno in inverno (il bambù è un sempreverde) grazie a 120 milioni di piante”.

Un’impresa, forse visionaria forse no, che si chiamerà Kida, nome della principessa di Atlantide ma anche una crasi delle iniziali delle sue due figlie.

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