Giuseppe Buraschi ha scelto il rito abbreviato nel processo che lo vedo accusato di diffamazione aggravata. Il medico copparese è stato chiamato sul banco degli imputati da Ilaria Cucchi.
Il tribunale di Ferrara dovrà decidere se la frase che scrisse il 4 ottobre 2018 sulla pagina Facebook di Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia.
Quella frase commentava un articolo del Corriere della Sera dal titolo “Ilaria Cucchi e i social: La mia vita sconvolta da minacce continue”. “Questa è una mitomane pronta a tutto… – vergò Buraschi – la morte di suo fratello si è rivelata essere una gallina dalle uova d’oro per lei e per la sua famiglia”.
“Espressioni ingiuriose e gravemente diffamatorie e del tutto destituite di ogni benché minimo fondamento di verità” scrive Ilaria Cucchi nella querela, che “oltrepassano ogni limite di continenza verbale aggravata dalla diffusione di tali contenuti all’interno di discussioni pubbliche a carattere fortemente divulgativo su piattaforme cd. social”.
Per quelle parole il gip Carlo Negri ordinò lo scorso ottobre l’imputazione coatta. Ieri si è tenuta davanti al giudice Andrea Migliorelli l’udienza filtro con l’ammissione delle prove e la costituzione di parte civile della stessa Cucchi, assistita dall’avvocato Fabio Anselmo.
L’avvocato difensore Alessandra Palma aveva chiesto la non ammissione dei genitori della Cucchi – Giovanni Cucchi e Rita Calore, assistiti dall’avvocato Bernardo Gentile – come parte civile, eccezione respinta dal giudice.
Anche perché, come motivato in precedenza dal gip, la frase oggetto di querela si riferisce a tre soggetti. Non solo a Ilaria Cucchi, ma anche alla memoria di Stefano Cucchi e alla vicenda giudiziaria collegata alla sua morte e alla famiglia, quali ulteriori beneficiari della “gallina dalle uova d’oro”.
Il processo riprenderà a settembre.
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