Cronaca
3 Aprile 2021
Infortunio sul lavoro per un 23enne. Dopo l’operazione è in rianimazione in condizioni critiche

Incidente a rider. La fidanzata: “Da Deliveroo nessuna assistenza”

"Deliveroo" by Rue89 Strasbourg is licensed under CC BY-SA 2.0
di Redazione | 2 min

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“È uno dei corrieri più attivi a Ferrara, faceva centinaia di consegne al mese. Sicuramente tante persone gli hanno aperto la porta e hanno ricevuto pasti consegnati da lui in questi mesi”. A parlare è Vittorio, fratello della fidanzata di M.A., rider di 23 anni di origini pachistane rimasto vittima martedì scorso di un grave infortunio sul lavoro.

Intorno alle 14:30. mentre stava effettuando una consegna in via Copparo, è caduto dalla bicicletta e il manubrio ha colpito violentemente l’addome.

Sul posto è arrivata un’ambulanza che lo ha trasportato all’ospedale di Cona. Dopo le prime visite è stato dimesso, racconta Vittorio, intorno alle 23 con una prescrizione di antidolorifici.
Nel corso della notte le condizioni del ragazzo sono peggiorate e la fidanzata Anna ha allertato prima la guardia medica e poi ha chiamato il 118 alle 4.

Intorno alle 6 M.A. arriva a Cona e qui gli viene diagnosticata una lacerazione intestinale che ha richiesto un intervento chirurgico immediato.

Ieri c’è stata una seconda operazione e il 23enne ora si trova in rianimazione sotto coma farmacologico in condizioni critiche.

Anna ha provato a contattare l’azienda per cui lavoro il fidanzato, Deliveroo, per ricevere assistenza. “Ma non c’è stata alcuna risposta né assistenza umana – spiega -. Alla mail hanno risposto con un messaggio automatico dicendo che quell’indirizzo è utilizzabile solo per gli ordini. Al telefono ci ha risposto un call center dalla Romania per dire che non è possibile aprire una pratica per infortunio senza il numero identificativo, che lui conserva nell’app del cellulare, in ospedale. Non ci è rimasto che contattare noi l’Inail. Mi sembra impossibile. Davvero Deliveroo non ci ha aiutato in niente. E lui lavora per loro da almeno tre anni e fa tante consegne…”.

I familiari di M.A. vivono in Pakistan e ancora non sanno nulla dell’accaduto. “Vorrei aspettare di sapere che sta meglio prima di contattarli, per non gettarli nel panico”, spiega Anna. Ma a causa del Covid è impossibile accedere al reparto e “anche quando l’hanno ricoverato la prima volta ho provato a dire che lui non parla bene l’italiano e che potevo fare da mediatrice, ma non è stato possibile accedere”.

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