Caso Cidas. Lodi ricorre in Appello
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale
“L’attività cesserà il 30-04-2025”, c’è scritto a mano con un pennarello nero su un pezzo di cartone appoggiato su un bell’orologio da tavolo. Dopo 47 anni di onorata attività, Paolo Squarzoni andrà in pensione chiudendo il suo negozio di orologiaio in via Padiglioni
"Ancora un volta stiamo assistendo al potere del capitale che tratta queste persone, 36 famiglie, come se fossero dei numeri. Dietro invece ci sono delle famiglie, delle storie, che evidentemente non interessano a Vsg". Storie e persone che invece interessano alla Filt Cgil e al segretario Luca Greco, oggi davanti ai cancelli dell'ex Sirio a Ostellato
Non ricorda nulla. Dal carcere Sergio Borea dice che non ricorda nulla. La sua mente, forse ancora provata dall’ingestione di psicofarmaci, ha dei vuoti completi
Basta colpire le scuole!
Priorità alla scuola parteciperà allo sciopero del 26 marzo accanto ai Cobas, per difendere la scuola dalla chiusura oggi, e dai progetti di ridimensionamento di domani.
Dalla pagina fb di Priorità alla scuola (13 marzo)
Il governo entrato in carica con un carico di retorica sulla scuola si è già smentito da solo: da lunedì scorso in gran parte d’Italia le scuole sono chiuse; da lunedì prossimo andrà ancora peggio. Finiti i balletti sulle percentuali di presenza alle scuole superiori: tutti e tutte a casa, dai nidi all’università. È la zona rossa, nuovo eufemismo per lockdown: qualcuno aveva detto “mai più lockdown”? ecco quello selettivo: il lockdown della scuola e quello dei e delle minorenni che vivono in Italia.
Il Ministro Bianchi si è premurato di dire che le scuole, dài, mica sono chiuse, perché la Dad è scuola, come Sanremo è Sanremo. Allo stesso tempo ci rifilava la promessa di una scuola d’estate, magari al mare, stile balneare, per vedere da lontano i milioni oni oni del Recovery Fund.
I feel you Dad, too much is not enough. Invitiamo il Ministro a fare l’inventario dei danni provocati da questa scuola: sono sotto gli occhi di chi ha adolescenti in casa; sono sotto gli occhi di chiunque legga e ascolti dati e voci che, ogni giorno, allungano l’elenco delle notizie relative al disagio psicofisico di cui sono vittima i più giovani in Italia.
Invitiamo il Governo a fare l’inventario dei danni provocati dalla scelta politica di chiudere la scuola – la decisione che più piace a tutti, che accomuna tutta la classe dirigente di questo Paese, a prescindere dal colore politico, dal fatto di essere, in Parlamento, nella maggioranza o all’opposizione.
Tenere aperte le scuole mentre tutto intorno l’attività sociale ed economica prosegue è una questione di priorità, una questione di civiltà. Chiudere le scuole è inciviltà.
Questo lockdown per minorenni approfondisce ferite che ancora non si erano rimarginate dalla primavera scorsa: fomenta una guerra civile non dichiarata, ma strisciante. Significa approfondire la frattura sociale: tra chi può permettersi lo smartworking e chi no; tra chi avrà i congedi parentali (se mai saranno varati) e chi no (anche perché nel frattempo ha perso il lavoro); tra chi ha i ristori e chi no; tra chi può semplicemente permetterselo, e chi no. Significa scavare solchi tra le generazioni. Significa dare per scontato che bambini-e e ragazzi-e siano sfruttabili a piacere: stai senza pensieri e senza ristoro. Significa aprire conflitti tra chi ha figli e chi non ne ha. Significa mettere in competizione chi è investito di responsabilità di genitore: ci vado io o ci vai tu a lavorare? Ci va chi guadagna di più, o chi guadagna di meno? Chi può rinunciare al lavoro? Anche in questo caso, i danni non solo economici, ma colpiscono tutte le sfere della vita di una persona.
Senza scuola non ci sono diritti: non è solo lo slogan della nostra manifestazione del 25 giugno 2020. È una constatazione. Senza scuola, sta saltando uno Stato di diritto. E che lo Stato di diritto traballi lo dicono anche le sentenze dei TAR, che invitano i Governi – che governano a colpi di DPCM – e le autorità pubbliche – che amministrano a colpi di ordinanze – a giustificare l’interruzione del godimento di un diritto, l’interruzione di un servizio pubblico essenziale, perché quello che i Governi e le autorità pubbliche stanno facendo, ora, è semplicemente tirare al bersaglio più semplice. Chiudere le scuole, al momento, non costa nulla. Il conto – come il debito pubblico – è trasferito a chi verrà. Avviso per i posteri: noi ci stiamo provando, avrete diritto di maledirci, ma sappiate che ci stiamo provando.
Resta la disobbedienza: tanti gesti da inventare, come li stiamo inventando da tanto tempo. È il tempo di non smettere, di ricominciare o di cominciare.
“A Natale regalate la scuola” è stata la nostra campagna social alla fine del 2020. Quasi tre mesi dopo siamo ridotti alla sorpresa nell’uovo di Pasqua. Partirà anche questa campagna, che si aggiungerà al nostro marzo di mobilitazione.
Agire ora: non possiamo accettare che la scuola abbia il suo lockdown personalizzato, e tutto il mondo fuori che cammina; non possiamo accettare che la scuola – una delle istituzioni fondamentali della Repubblica – sia diventata un temporary store: appare e scompare, a seconda.
Strega comanda color? La scuola non deve chiudere con nessun colore.
Agire per il futuro: il nostro piano di rilancio per la scuola è sul tavolo da gennaio; i soldi del Recovery Fund siano usati per rilanciare la Scuola pubblica, laica, solidale – nel ruolo che le attribuisce la Costituzione – e fare in modo che non si ripeta mai più quello a cui abbiamo assistito negli ultimi dodici mesi, che la scuola non sia sempre sacrificabile a piacere.
Per guardare lontano saremo nelle piazze il 26 marzo; per fermare la deriva ora dobbiamo trovare forme di mobilitazione continua.
È una questione di civiltà o solo di inciviltà?
Io sto bene, io sto male, io non so cosa fare / Non studio, non lavoro, non guardo la tv / Non vado al cinema, non faccio sport.
Non posso nemmeno andare a scuola.
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