Politica
6 Marzo 2021
Intervento del segretario generale della Camera del Lavoro di Ferrara sulla grave situazione della provincia

Covid. Zagatti (Cgil): “Non basta alleggerirsi la coscienza, servono interventi”

di Redazione | 3 min

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Cristiano Zagatti

di Cristiano Zagatti, segretario generale Cgil Ferrara

Il quadro presentato giovedì dalle due direzioni generali delle aziende ospedaliere è preoccupante: + 47.3 % delle scuole interessate da contagio; + 31.7 % delle classi in isolamento; + 32.9 % del totale degli alunni positivi.

La proiezione dei contagi sull’intera popolazione schizza, come crescono gli accessi nei pronto soccorsi. L’ospedalizzazione dei nostri cittadini malati di covid (lavoratori, studenti, pensionati) quasi raddoppia rispetto a marzo dell’anno scorso sottraendo letti per altre cure.

L’ormai famoso indice Rt in costante crescita e oltre all’1, con i ricoveri nelle terapie intensive che hanno riempito il 100% dei posti letto ad oggi disponibili.

Viene illustrato che siamo ad un passo dalla sospensione di tutta l’attività ordinaria degli ospedali e ci viene spiegato che si bloccheranno tutte le viste non urgenti come gli interventi chirurgici (oncologici a parte, si spera), ma già oggi per recuperare l’allungamento dei tempi di intervento sui tumori si organizzano attività aggiuntive il sabato e sempre con il medesimo personale.

Tutto ciò con professionisti stremati da un anno di “emergenza” e insufficienti, talmente introvabili che il grido disperato di due dirigenti delle maggiori cooperative ferraresi che gestiscono residenze per anziani dichiaravano giovedì la mancanza rispettivamente del 25% e 50% del fabbisogno, arrivando a prendere in considerazione la chiusura di alcune strutture.

Da ultimo, in Ctss, veniva data informazione del verosimile slittamento dei tempi per la campagna vaccinale.

Questo quadro è un pugno nello stomaco per i molti che hanno sottovalutato la situazione pur avendo precise responsabilità istituzionali e strumenti per ridurre la diffusione del contagio. Assistere al tentativo di strumentalizzare la posizione della Cgil è ancora una volta segno di pochezza intellettuale ma le questioni gravi sono altre.

Per una vera tutela di lavoratori e cittadini abbiamo chiesto in Ctss, praticamente in ogni seduta, di rafforzare le misure di controllo sull’utilizzo dei presidi e maggior decisione nell’evitare assembramenti nei luoghi pubblici, fino alla richiesta di adottare ogni misura utile per evitare la chiusura di attività commerciali.

Questo significa voler tutelare concretamente tutti i lavoratori e i cittadini e garantire l’attività ai commercianti comprese parrucchiere, estetisti e tatuatori. Significa non sprecare l’importante e costoso lavoro svolto da centinaia di delegate e delegati che insieme ai datori di lavoro hanno costruito importanti protocolli sulla sicurezza e ogni giorno si impegnano per il loro rispetto.

La situazione di oggi è determinata dalle troppe esitazioni di ieri, continuare su questa strada significa prolungare l’agonia e danneggiare le attività che si dice di voler aiutare.

Da tempo, e con urgenza oggi, serve costruire un sistema di ammortizzatori sociali che possa tutelare anche quei lavoratori che ne sono sprovvisti. Questo significa dare dignità al lavoro, alle persone e non può essere lo slogan di solo “un giorno in più di respiro”.

Ricercare, ad esempio, accordi con gli istituti di credito, con i fornitori di energia, è la strada per sostenere lavoratori e imprese senza correre il rischio di sollecitare ulteriormente una sanità in ginocchio.

Prevedere percorsi affinché i congedi parentali possano essere fruiti da tutti i genitori che necessitano di accudire i figli ricercando soluzioni con il Sindacato e le rappresentanze datoriali.

Questo è trattare con rispetto chi lavora alla pari di chi deve curarsi. Questo riteniamo sia un utile modo per dare risposte a bisogni simili senza “giocare” alla contrapposizione tra persone.

Garantire un posto in rianimazione oggi, con le adeguate cure, a chi potrebbe averne bisogno, significa mettere in atto misure preventive. Scrivere alla Regione dopo un anno di pandemia, ricordare di aver, tardivamente, sollevato per primo il problema della carenza di infermieri” può servire ad alleggerirsi le coscienze e a poco altro.

Serve un cambio di atteggiamento e comportamento: sono numerose le risposte, non certo alla Cgil ma ai cittadini, che chi amministra ha il dovere di dare e soprattutto deve adottare ogni misura nell’interesse generale.

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