“Era una situazione scandalosa: mangiavano, bevevano e spacciavano. Erano come i padroni della zona”. A dirlo è uno dei poliziotti sotto copertura, nonché loro coordinatore, che con la loro attività nel 2018 hanno costituito una parte fondamentale dell’operazione “Wall Street” che ha messo sotto scacco una parte rilevante del giro di droga nei giardini del Grattacielo di Ferrara.
Il poliziotto è stato sentito come testimone nel processo della procura (pm Andrea Maggioni che ha anche coordinato le indagini), che vede alla sbarra 18 imputati per il filone principale dell’operazione antidroga, in parte già chiusa dal punto di vista giudiziario con dei patteggiamenti. Tra gli imputati ci sono anche alcuni membri della banda del machete, collegata al gruppo mafioso denominato Viking.
L’agente, così come un suo collega successivamente, ha testimoniato con il volto coperto per evitare che potesse essere riconosciuto, dato che il coordinamento dei poliziotti sotto copertura svolge operazioni a rischio in tutta Italia.
E una di queste si è svolta proprio a Ferrara, in uno dei punti più caldi dello spaccio di eroina, cocaina e marijuana fino a poco tempo fa: i giardini viale Costituzione. “Usavano anche i figli come copertura, arrivavano le loro donne con le cose da mangiare, con le borse frigo e i piatti tipici”. I giardini diventavano così sede di svago e di ‘lavoro’ per i pusher.
Il lavoro preliminare è iniziato visionando le immagini riprese dalle telecamere nascoste, in modo da individuare volti e ruoli nella piazza di spaccio: “Appena abbiamo visto le immagini – spiega il poliziotto – ci siamo resi conto della gravità della situazione”.
“Una volta entrati nel parco – racconta – venivamo avvicinati addirittura da più gruppi, perché si contendevano il cliente e nascevano anche delle discussioni. La mossa successiva era fornire a noi l’utenza telefonica per i successivi acquisti. Era il loro modo di lavorare e fidelizzare il cliente”.
L’agente ha spiegato altri dettagli sull’attività dei pusher: “Alcuni recuperavano la cocaina o l’eroina dall’interno della cavità orale, altri la raccoglievano dall’erba dove avevano lasciato dei punti di riferimento, come una lattina o una bottiglia”.
Sentiti dal giudice Giulia Caucci anche alcuni acquirenti fermati dopo aver fatto acquisti.
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