Egregio Direttore,
E’ trascorso un anno da quando mi sono occupato del P. S. del Sant’Anna, ma la situazione non pare avviata verso una soluzione e i malati continuano a essere trattati come i polli di Renzo. Ultima denuncia in ordine di tempo quella di CGIL-CISL e UIL. Sono anni e anni che si parla di riorganizzazione, ma non se ne viene mai a capo. E’ vero che l’anno trascorso ha visto la più grande crisi pandemica della storia, ma è anche vero che tante risorse sono state immesse e tante assunzioni nuove sono state fatte.
La mia opinione rimane la stessa di un anno fa, quando il Direttore di allora, Carradori, denunciava che nel mese di gennaio tutti i 710 posti letto di Cona erano occupati e se erano tutti occupati un mese prima della pandemia lascio al lettore pensare cosa può essere successo quando migliaia di persone colpite dal Covid si sono riversate sull’ospedale. Noi sappiamo con certezza (si riveda l’inchiesta fatta dalla Gabanelli sul Corriere) che, almeno da 20 anni, i posti letto in Italia, non in Germania o Francia, sono stati continuamente ridotti per risparmiare sui costi del servizio. E’ inutile sottolineare che la regola dovrebbe essere opposta: stabilire i bisogni e su questa base decidere delle risorse (posti letto e personale conseguente). A me sembrerebbe opportuno fare una verifica e dire se questa impressione, suffragata dai dati forniti da Carradori, è giusta o sbagliata. Le mie esperienze personali al P. S. (non solo a Ferrara, per la verità), vanno in questa direzione: ti ricoverano solo in punto di morte.
Ma Carradori non si era limitato a questo, aveva anche aggiunto che dal 2016 i trasferimenti dagli ospedali periferici verso Ferrara erano notevolmente aumentati. Da ciò se ne deducevano due cose: 1) o il Sant’Anna era sottodimensionato, come io credo, o i P. S. della provincia non davano sufficienti garanzie e, per questo, gli utenti si rivolgevano a Cona, che forniva più certezze. E facevo l’esempio dell’ospedale di Argenta dove non esiste la terapia intensiva, l’ortopedia va e viene, e chi ci si reca se ha qualcosa di grave viene trasferito a Valle Oppio o a Cona. Un punto di passaggio, non un P. S.
Cosa fare allora? Io chiedevo un nuovo piano ospedaliero, che con tutti i dati ora in possesso della Regione e delle aziende sanitarie, non dovrebbe richiedere molto tempo. A tal fine invitavo Asl, Regione e Sindaci a provvedere e avviare un confronto. A tutt’oggi devo constatare che nessuna riposta è stata data. E nulla sappiamo del perché la situazione sia ancora al punto di partenza. E ancora si parla di riorganizzazione.
Parola magica dietro la quale non pare esserci granchè. A questo punto nessuno può tirarsi fuori: la Regione ha compiti di programmazione e deve decidere dei posti letto normali e di terapia intensiva, i Sindaci sono responsabili verso i loro amministrati e le Asl sono a disposizione per applicare le disposizioni che regione ed enti locali chiedono loro. Ma, per favore, basta palleggiamenti. Tra l’altro non è cosa così complessa. Basta un po’ di applicazione.
Francesco Ruvinetti, ex Presidente della Provincia di Ferrara