
Ettore Selli
Il labirinto verde, realizzato con siepi di bosso, del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara è stato scelto tra i 420 più significativi e rappresentativi a livello mondiale.
Immagini e dettagli della scenografica e tortuosa opera verde collocata nel giardino di Palazzo Costabili sono infatti inseriti nel volume, edito da Pendragon, “Labirinti vegetali. La guida completa alle architetture verdi dei cinque continenti”.
Autore della pubblicazione è Ettore Selli, 32 anni, bolognese.
Selli dedica una scheda (con tanto di coordinate, contatti e dettagli storici) del suo corposo volume ai 260 metri quadrati di labirinto ferrarese che trovano riparo all’ombra dei cedri centenari del giardino del museo archeologico: “Potremmo definirlo – dice – il ‘labirinto della rinascita’, risale infatti a un’epoca, gli anni ’50 del ‘900, in cui – terminata la guerra – tornava la voglia di ricostruire, rinascere, anche attraverso opere verdi capaci di esprimere le idee di bello, armonia, pace. È uno dei primi di questo tipo, in quel periodo, ed esprime esattamente le sensazioni che quell’epoca voleva evocare. Inoltre quello di palazzo Costabili è tra i pochi esempi italiani di labirinti realizzati secondo l’architettura classica: un’unica strada che ti porta al centro, apparentemente complessa ma in realtà ad unica direzione, senza bivi o trivi. Tecnicamente si chiama “tracciato unicursale”.
“La Chiesa fece propria questa simbologia che esprime l’idea di una strada unica che conduce il peccatore, che sceglie di seguire la parola di Dio, in un percorso di purificazione che non trova ostacoli pure nell’apparenza di un tracciato complicato e complesso. È un messaggio molto potente, carico di simbologia che ben si sposa all’immagine di questo genere di realizzazioni”. Quello di Ferrara – continua Selli – ha tratti distintivi che lo differenziano dai, cosiddetti, ‘dedali’ tipici dell’età Cinquecentesca, ossia percorsi intricati, con incroci e vicoli ciechi”. Quella per le architetture verdi, dice Selli, è una “passione che coltivo da sempre, quasi innata e che mi ha portato a girare il mondo”.
Da Bologna a Batu, in Indonesia, da Fontanellato a Herons Creek, in Australia. “Ogni labirinto è un unicum, tra storia, botanica e architettura, e ogni scoperta genera ulteriore curiosità. Ed ogni curiosità alimenta nuova volontà di approfondire. Per questo la mia è una passione che rifiorisce sempre, si alimenta sempre di nuova linfa”.
“Nelle nostre ricerche – spiega – utilizziamo sistemi satellitari, mappe digitali”. Una ricerca “che si trasforma inevitabilmente in spirito di scoperta. In ogni viaggio, se trovo una tappa da inserire per la visita a un labirinto, non perdo certo l’occasione”. Oggi Selli è in contatto con i titolari o i gestori di oltre 400 labirinti in 60 Paesi del mondo. Da questi studi, da questa passione, da questi contatti, ne è nato il libro. E il riscontro dei lettori è ottimo: “L’interesse che sta nascendo supera abbondantemente le più rosee previsioni”, dice.
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