di Cecilia Gallotta
“Se i servizi segreti italiani mettessero il veleno nelle mutande di Salvini o della Meloni, manifesterei anche per loro”. Così il coordinatore di +Europa Mario Zamorani si pronuncia in favore della libertà di Aleksej Navalny, l’attivista e politico russo su cui pende un mandato d’arresto.
L’accusa, di fatto, è di appropriazione indebita di denaro nei confronti di una società europea per cui lavorava Navalny, ma ciò che preme ai manifestanti di +Europa e Azione, fautori del flash mob nel piovoso pomeriggio di domenica, “è che fondamentalmente si ha la mano leggera ad arrestare chi è un dissidente”.
“L’hanno condannato dicendo che non si è presentato a firmare la libertà vigilata – prosegue Zamorani, riparatosi sotto il volto del cavallo assieme ad una dozzina di altri manifestanti – ma non si è presentato perché era in ospedale a Berlino” aggiunge, alludendo al tentativo di avvelenamento di Navalny avvenuto lo scorso 20 agosto, e in merito al quale i manifestanti ferraresi, accanto agli striscioni, non si sono fatti mancare una sarcastica teiera “al gas nervino”.
Un flash m
ob che ha voluto mantenere la contemporaneità a quelli organizzati in Russia, che hanno contato all’incirca 6 mila manifestanti, sebbene le proporzioni – visti i quasi 12 milioni di abitanti solo a Mosca – siano quasi paragonabili a quelle ferraresi.
“Nei prossimi giorni – annuncia Zamorani – visto che la Lega che dirige il Palazzo sembra amica di Putin, proverò a sollevare la questione con alcuni consiglieri comunali, per vedere se c’è qualcuno che si pronuncia in merito”.
Sull’accusa di appropriazione indebita però, e di conseguenza sulla natura integerrima di chi dovrebbe occuparsi della corruzione di uno Stato, Zamorani afferma che “non siamo qui per sposare le idee di Navalny, che fondamentalmente fino in fondo non conosco; ammesso che la giustizia russa sia una giustizia giusta, è ovvio che quando uno è colpevole va condannato”.
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