Eventi e cultura
12 Gennaio 2021
A Ferrara esposizioni, pubblicazioni e un convegno. In progetto il riposizionamento della salma nel mausoleo

Boldini. Mostra e comitato studi per i 90 anni dalla morte del ‘divin mondano’

di Redazione | 3 min

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di Lucia Bianchini

Un anno dedicato a Giovanni Boldini, in occasione del novantesimo anniversario dalla sua morte, avvenuta a Parigi l’11 gennaio 1931. Boldini conquistò Parigi, all’epoca il centro del mondo, ma senza dimenticare la sua città, e proprio qui per suo desiderio fu sepolto.

“Boldini, il ‘divino mondano’ – ha esordito Vittorio Sgarbi nella doppia veste di presidente di Ferrara arte e del comitato nominato per le celebrazioni su Boldini mentre deponeva una corona sulla tomba dell’artista ferrarese – è il pittore che più ha identificato la bellezza nella donna, come seconda idea della bellezza assoluta dopo quella della Madonna”.

“È la prima volta che partecipo ad un novantesimo, sembra quasi superstizione – ha aggiunto -. La città volge ad una rinascita desiderata, e il fatto che l’amministrazione comunale abbia chiesto posizioni a me anche in ambiti che non mi riguardano, insieme all’arrivo di Moni Ovadia, ha creato un piccolo terremoto politico. Questo comitato avrà qualche effetto, tra cui l’apertura della mostra, se il Governo lo permetterà, e successivamente Parigi porterà questo artista in esposizione al Petit Palais. Questo novantesimo potrebbe essere un auspicio perché le mostre riaprano e si ricominci a vivere un rapporto con la bellezza”.

Il Comitato per le celebrazioni, presieduto da Sgarbi e diretto da Tiziano Panconi, promuoverà una serie di iniziative per mantenere viva la memoria di questo importante artista ferrarese, anche in collaborazione con il Mart di Rovereto dove è stata allestita la grande mostra monografica ‘Giovanni Boldini. Il Piacere’, con ben sessantasei lavori tra dipinti, disegni e incisioni, provenienti dal Museo Giovanni Boldini.

A Ferrara è stata allestita presso la sala dei Comuni del castello Estense, e sarà inaugurata sabato 30 gennaio, la mostra ‘Boldini. Dal disegno al dipinto. Attorno alla contessa Berthier de Leusse’, che ruoterà attorno a quest’opera e presenterà sedici disegni della raccolta delle Gallerie d’Arte moderna e contemporanea di Ferrara, alcuni mai esposti, raffiguranti studi di donne a figura intera e di singoli volti femminili, due dipinti degli anni maturi, un autoritratto all’acquerello, due incisioni e il ritratto dell’artista in bronzo eseguito da Vincenzo Gemito. In programma anche un convegno, in data ancora da stabilirsi, e sarà pubblicato un epistolario inedito a cura di Leo Lecci, insieme ad altre pubblicazioni. Come ha affermato Panconi: “sarà un anno dedicato a Boldini”.

Con queste iniziative si vuole dare un segno di continuità in attesa del definitivo restauro di Palazzo Massari, come ha affermato Marco Gulinelli, assessore alla cultura: “Boldini rimase legato a Ferrara, era sempre attento alla città, occupandosene e preoccupandosene attraverso il rapporto epistolare con il fratello. I francesi stanno provando a portarcelo via, ma è ferrarese”.

Come ha poi specificato l’assessore: “Il comitato di studi già insediato non ha nessun tipo di costo per il comune e intende proseguire lavori già iniziati dal centro studi boldiniani”.

Si ipotizza inoltre – seguendo un’idea dell’architetto Andrea Malacarne -di riportare il sarcofago al centro del mausoleo, prima tomba dell’artista, costruito per volontà della moglie: l’opera destò perplessità negli ingegneri comunali, i fratelli Savonuzzi, e il progetto fu molto discusso. Carlo Savonuzzi fece un nuovo progetto e giunse ad un compromesso con la vedova, Emilia Cardona: il mausoleo fu realizzato e Savonuzzi si occupò del sarcofago. Negli anni Ottanta la Cardona chiese di essere sepolta con il marito, per cui si progettò una seconda tomba e il sarcofago di Boldini fu spostato lì, dove risiede attualmente. Ma come specificato da Lucio Scardino: “questa situazione lascia perplessi, e vorremmo che il sarcofago fosse ricollocato al centro del mausoleo, dove è stato per cinquant’anni”.

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