Ferrara è il primo comune decomunistizzato di Italia. Lo annuncia in un video dal sapore sarcastico Vittorio Sgarbi. Sollecitato da un introduzione in cui si sente la voce del suo assessore alla cultura Marco Golinelli (“la questione di Moni Ovadia ha spaccato alla grande esattamente come dicevi tu”), Sgarbi coglie il ‘la’ e proclama la città estense “primo comune decomunistizzato di Italia”. E annuncia anche una cartellonistica ad hoc, “come per il nucleare: impedire il nucleare è importante tanto quanto impedire il diffondersi del comunismo”.
Il presidente di Ferrara Arte sostiene che “il comunismo ha portato una violenza inaudita, non tanto rispetto alla vita degli uomini come ha fatto il fascismo, ma alle menti”. E il comunismo avrebbe permesso di “sdoganare personalità come Baraldi, Ferraresi, Ronchi Stefanati (politici locali i primi due e docente e ricercatore ferrarese il terzo, che in questi giorni hanno criticato la nomina di Ovadia a direttore del teatro Comunale, ndr) eccetera eccetera”.
E quindi, “per evitare che le menti, compresa quella di Matteo Bianchi e di altre persone che potrebbero ragionare autonomamente ma non riescono a farlo, siano portate a perdere la ragione, è necessario decomunistizzare l’Italia partendo da Ferrara”.
La frase ricorda quel “ferrarizzare l’Italia” gridato ai tempi dell’Eccidio del Castello, ma Sgarbi prosegue in punta di ironia sostenendo che “d’accordo con sua eccellenza il vescovo e il sindaco di Ferrara e avendo informato anche Papa Francesco e parlato con Ovadia, abbiamo deciso di prendere questa posizione”.
L’operazione avrà anche un garante, anzi un crociato: “il garante di questa operazione sarà Mario Resca, il quale doveva essere promosso a ruoli di maggiore impegno per rispetto alla sua attività e alla sua cultura”. A Resca quindi “abbiamo dato la spada di crociato contro il comunismo. È ora che Ferrara si liberi da questi momenti infelici”.
L’annuncio si chiude con un ecumenico “viva la felicità, viva Ferrara, viva Moni Ovadia”.
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