Attualità
12 Dicembre 2020
Partito il corso di formazione dell'Ausl Ferrara. Il direttore generale Monica Calamai: “Dovrà sempre più rappresentare il cuore dell’assistenza alla persona"

“Infermiere di Famiglia e di Comunità” per cambiare il volto dell’assistenza territoriale

di Redazione | 3 min

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Monica Calamai, direttrice generale dell’Ausl

di Pietro Perelli

È partito il 4 dicembre dopo un concorso interno il nuovo corso di formazione “Infermiere di Famiglia e di Comunità” promosso dall’Ausl di Ferrara. Un progetto formativo organizzato con docenti universitari ed esperti della regione Toscana che già dal 2018 ha attivato la figura dell’infermiere di famiglia e comunità.

“Speriamo si trasformi in un master di I livello”, spiega Monica Calamai, direttore generale per l’Azienda Usl, con la volontà di dare “importanza e risalto” a un processo che può “cambiare il volto dell’assistenza territoriale” e che “dovrà sempre più rappresentare il cuore dell’assistenza alla persona”.

Ma chi è e cosa fa l’infermiere di famiglia e comunità? Lo spiega la stessa direttrice dell’Azienda Usl parlando di un “professionista responsabile della gestione dei processi infermieristici in ambito familiare” che “promuove un’assistenza di natura preventiva, curativa e riabilitativa, differenziata per bisogno e per fascia di età, attraverso interventi domiciliari e\o ambulatoriali” e “opera nel territorio e nella popolazione di riferimento interagendo con gli Mmg (Medici di medicina generale), Pls (Pediatri di libera scelta), medici di continuità e le altre figure professionali”.

Insomma un progetto che pare poter arricchire e migliorare notevolmente la sanità ferrarese come testimonia anche la presenza bipartisan di politici e amministratori locali, regionali e nazionali. Sono presenti infatti Cristina Coletti (Assessore alle politiche sociali del comune di Ferrara, Lega) che definisce il suo un “intervento modesto ma di grande ringraziamento per le azioni che state mettendo in campo e per quello che state dando al territorio”; Fabio Bergamini (Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, Lega) “orgoglioso che proprio a Ferrara si stia partendo alla grande” con questo progetto, sostenuto, come lui stesso afferma, “da due documenti bipartisan votati all’unanimità in assemblea legislativa”; e Paola Boldrini (Senatrice, Pd) “orgogliosa e felice di vedere concretizzata questa iniziativa, che parte da lontano, anche grazie al decreto rilancio”.

Colombi Marica, della Direzione Infermieristica e Tecnica, si riallaccia alla frase di Frida Kahlo citata dalla Calamai a chiusura del suo intervento: “Non far caso a me. Io vengo da un altro pianeta. Io ancora vedo orizzonti dove tu disegni confini”. “L’apertura verso nuovi orizzonti è la sfida che stiamo cercando di intraprendere” spiega Colombi lasciando a Maria Elena Bacillieri, del Servizio Interaziendale Formazione e Aggiornamento, il compito di spiegare il corso. Si tratta di 60 ore di formazione più un tirocinio “a cui è stato dato molto spazio”. Si tratta di “sette moduli che prendono in considerazione tematiche fondamentali che devono delineare le competenze”.

Competenze che erano già state delineate sempre dalla direttrice Calamai durante il suo intervento e che sono molto varie. Si passa dalla necessaria competenza informatica per poter gestire, tra le altre cose, la telemediciana, all’identificazione dei fattori di rischio prioritari e bisogni di salute dell’individuo come anche identificare e gestire le priorità assistenziali. Ma anche pianificare, lavorare in team, elaborare e realizzare progetti educativi. Un grande lavoro utile in situazioni emergenziali come quella pandemica che stiamo vivendo ma anche nella normalità di un territorio vasto e non densamente popolato e con una età media sempre più elevata.

In questo primo step sono 18 gli infermieri che hanno preso parte al corso che terminerà il 22 febbraio per poi lasciare spazio al tirocinio. “Dal primo di aprile – dice Bacillieri – l’infermiere di famiglia e comunità potrà entrare a pieno regime nel territorio”. In tre anni i vertici dell’Ausl contano di arrivare ad avere 56 infermieri, 8 ogni 50.000 abitanti come scritto nel decreto rilancio.

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