Politica
14 Dicembre 2020
In commissione consiliare illustrato il fondamentale lavoro di rete tra le istituzioni per affrontare un tema complesso

Disagio giovanile e dipendenze, drammatico aumento di adolescenti presi in carico dai servizi

di Redazione | 5 min

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Disagio adolescenziale e forme di dipendenza protagonisti di un ricco tavolo proposto dall’assessore alle politiche giovanili Micol Guerrini nell’ultima commissione consiliare.

All’informativa sono state invitate in videoconferenza Sabina Tassinari responsabile Uo Nuove Generazioni Comune di Ferrara, Luisa Garofani responsabile direzione Dipartimento Salute Mentale dipendenze patologiche Usl di Ferrara, Alberto Urro coordinatore attività Progettazione e Prevenzione Ausl Promeco Comune di Ferrara, Chiara Scrignoli psicologa borsista per la prevenzione del Gap Ausl Ferrara, Domenico Bedin presidente associazione Viale K Ferrara, Silvia Peretto responsabile settore progettazione sociale presso Csv Ferrara, Mariaclaudia Ricciardi capo di Gabinetto Prefettura di Ferrara, Ilaria Pandini funzionario Assistente Sociale Prefettura di Ferrara.

Fondamentale, da quanto emerso, è il lavoro di rete tra le istituzioni per affrontare un tema complesso come il disagio giovanile e in particolare il consumo di sostanze.

“Le attività che annualmente il gruppo tecnico di lavoro della prefettura predispone – spiega Ilaria Pandini – sono attività dedicate alle scuole con l’intento di superare una frammentarietà di azioni che ogni istituzione già di per sé dedica al tema di disagio e al consumo di sostanze per creare un’azione corale e affrontato in modo multidisciplinare”.

Nell’intento di fare proposte di tipo multidisciplinare “è stato elaborato un documento ‘le linee guida per la prevenzione del consumo di sostanze in ambito scolastico’, predisposto per trattare il tema nei vari ambiti, dalla legalità alla salute. A disposizione di studenti, docenti e genitori”.

Il quadro delineato dal nucleo operativo tossicodipendenze della prefettura è di un preoccupante abbassamento di età per quanto riguarda il consumo di alcool e droghe con più del 50% dei casi di segnalazione che rientrano nella fascia 18-25 anni e minorenni.

“Il gruppo tecnico di assistenti sociali che entra in gioco dopo le segnalazioni – continua Pandini – agisce tramite colloqui personali che per molti ragazzi consiste nel primo momento in cui si trovano a dover riflettere e mettere in discussione i propri comportamenti a rischio”.

“Puntando molto sull’aggancio precoce dei ragazzi segnalati per la prima volta vi è un’ampia adesione a percorsi personalizzati che permettono loro di riflettere con professionisti del settore sui comportamenti a rischio a 360 gradi, sviluppando una maggior consapevolezza dei soggetti delle ricadute dovute all’uso delle sostanze”.

 “Gli adolescenti presi in carico dal servizio pubblico per le tossicodipendenze sono in costante aumento – aggiunge Garofani –. La situazione sta cambiando in maniera drammatica imponendo una riflessione sul significato di questo andamento”.

Il servizio dell’Ausl dedicato alle dipendenze rileva un consumo più ampio relegato sostanzialmente alla marijuana, all’hashish e all’alcool, seguito dalla cocaina. “Il servizio accoglie in modo gratuito chiunque si presenti per avere una richiesta di presa in cura. Molto spesso i ragazzi non hanno la cognizione di quello che sta succedendo ed entrano in spirali pericolose da un semplice svago in compagnia che si trasforma in un problema quando il divertimento è associato esclusivamente all’uso di sostanze, rendendo difficile anche le relazioni. Spesso è poi il gruppo e il senso di esclusione a motivare i giovani a spingere all’uso delle sostanze”.

Secondo i dati riportati da Garofani “il consumo della marijuana negli anni ha avuto la tendenza a normalizzarsi, rendendola più accessibile e accettabile” rendendo più facile il passaggio dal “consumo occasionale al consumo problematico per il quale intervengono fattori come la frequenza e l’aumento del principio attivo della sostanza che si utilizza”.

A monte, dicono gli esperti, il problema sta “nell’incapacità di entrare in relazione con coetanei e adulti, genitori e docenti, e su questa incapacità va mosso il tentativo di dialogo tra le parti”. Sono gli adulti quindi “che devono valorizzare l’importanza dell’ascolto verso il mondo degli adolescenti per rovesciare questa situazione dobbiamo conoscendo quello di cui i giovani hanno bisogno, trovando il modo perché si sentano considerati, compresi e valorizzati”.

“Il primo step – interviene Urro – è creare un sistema funzionale fatto da tutti i soggetti che si occupano del problema delle dipendenze. Cosa a cui ci stiamo dedicando a fondo negli ultimi anni. Il nostro scopo è comunque arrivare prima del problema della dipendenza, rinforzando quelli che sono i fattori protettivi, cercando di far capire che si può vivere bene stando dentro un gruppo anche con stile di vita sani. Attraverso i nostri spazi d’ascolto riusciamo a far capire ai giovani che le problematiche servono per creare la cosiddetta resilienza e possiamo dare loro gli strumenti per fare in modo che siano in gradi di affrontare le difficoltà che incontreranno nel percorso di crescita”.

È l’ascolto quindi la chiave che emerge dal tavolo per combattere il problema di dipendenza dilagante tra i giovani e giovanissimi (anche tra adolescenti di 14-15 anni). “Negli anni abbiamo notato una sottovalutazione del tema delle dipendenze da parte di tutto il mondo dell’adulto – puntualizza Urro –. È necessario tornare ad approcci più reali e meno virtuali, dove ormai i nostri figli nascono e vivono, trovando situazioni di confronto e di spunti di crescita virtuosi. Cerchiamo quindi di potenziare questi aspetti che riteniamo importanti per sviluppare delle coscienze critiche, per evitare il classico comportamento di massa del ‘lo fanno tutti’”.

Non solo droghe ma anche il gioco d’azzardo è tra le dipendenze più diffuse, “praticato anche dai minori per via della sua crescente accessibilità nel mondo online–afferma Scrignoli–. Il gioco d’azzardo patologico fa leva sulla gratificazione del giocatore e così fa anche la ‘new entry’ del gaming, considerato gioco d’azzardo dopo l’inserimento nell’esperienza videoludica delle ‘loot box’, vale a dire oggetti virtuali consumabili che possono essere riscattati a pagamento per ricevere una selezione casuale di ulteriori oggetti virtuali”.

“Questo incentivo subdolo a videogiocare con soldi reali – spiega Scrignoli – fa leva su meccanismi psicologici di rinforzo intermittente positivo, premiando quindi determinati comportamenti in maniera casuale in modo da spingere il giocatore a mettere in atto quel comportamento più frequentemente”.

A combattere le insidie delle dipendenze interviene tutto il mondo del terzo settore, rappresentato da Silvia Peretto che ha illustrato “l’attività che negli ultimi anni abbiamo strutturato all’interno delle scuole riguardante la prevenzione per creare contesti in cui i giovani possano esprimere le proprie competenze in contesti virtuosi e che promuovano la lontananza dalle sostanze favorendo il protagonismo dei giovani. Il focus è usare strumenti pratici anche per aiutare gli adulti a mettersi in relazione con gli adolescenti e favorire una loro crescita autonoma. La chiave è non considerarli come destinatari di servizi ma come parte attiva della società”.

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