Un anno di reclusione. È la pena chiesta dalla procura di Ferrara nei confronti dell’ispettore della Polizia penitenziaria Roberto Tronca, finito a processo con l’accusa di tentata violenza privata e lesioni aggravate da motivi di odio razziale ai danni di un ex detenuto dell’Arginone.

Tronca – difeso dall’avvocato Denis Lovison – ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato.

L’ispettore era stato inizialmente accusato anche di aver fatto introdurre della droga in carcere, imputazione che però è stata archiviata. Sono rimaste però le contestazioni relative a due episodi di violenza dell’1 e del 5 febbraio 2018 denunciati dal detenuto – che effettivamente aveva introdotto dello stupefacente in carcere con l’aiuto della compagna – asseritamente malmenato da Tronca per farsi dire i nomi dei fornitori esterni.

Durante la requisitoria la pm Isabella Cavallari ha esposto le prove a carico, fatte anche di intercettazioni telefoniche, ambientali, sequestro di corrispondenza, tabulati telefonici, verifiche sulle celle telefoniche, osservazioni, controlli e pedinamenti disposti nei confronti dell’imputato.

Per la difesa le accuse invece non reggono per la non credibilità del denunciante non essendo le sue affermazioni supportate da riscontri adeguati e per via di un raccorto considerato in parte inverosimile, falso e non riscontrabile.

Il gup Vartan Giacomelli, al termine della discussione di mercoledì pomeriggio, ha aggiornato l’udienza al 23 dicembre, data per la quale è prevista le sentenza.