Politica
3 Dicembre 2020
Il presidente Malacarne preoccupato per alcune classi di edifici non tutelati e chiede inoltre il ripristino dell'Ufficio Centro Storico

Cappotti e pannelli fotovoltaici in edifici storici, Maggi non scioglie i dubbi di Italia Nostra

di Redazione | 3 min

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Le rassicurazioni dell’assessore Andrea Maggi a Italia Nostra, preoccupata per i possibili danni a tetti ed elementi decorativi delle facciate con gli interventi di efficientamento energetico sui palazzi storici della città (rivestimenti a cappotto e pannelli fotovoltaici), non hanno convinto del tutto il presidente della sezione ferrarese Andrea Malacarne.

Maggi ha assicurato che la delibera di Giunta non ha né modificato né abrogato l’art. 68 del Rue (Regolamento urbanistico edilizio) e che quindi verranno rispettate le attuali linee guida che escludono interventi di efficientamento energetico su fabbricati che presentano particolari vincoli di tutela o di pregio (edifici appartenenti alle classi di tutela di Rue 1 e 2). Pertanto “è stato scongiurato il paventato rischio di ‘annegare nel polistirolo’ questi fabbricati”, scrive Maggi nella risposta a Italia Nostra.

Risposta i cui contenuti, per Malacarne, “confermano ed in parte aumentano le preoccupazioni da noi espresse”. “Il nostro documento – spiega Malacarne – ha fatto presente che a Ferrara sarebbe bastato applicare i dettami del Rue per continuare, nel rispetto della legge nazionale sull’efficientamento energetico, a salvaguardare in modo adeguato gli edifici classificati in classe 1-2-3-4, per i quali, nelle norme vigenti, è giustamente prescritto intervento di restauro e risanamento conservativo che esclude, per definizione, la possibilità di rivestimenti a cappotto delle facciate e di installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture. La Giunta invece, andando al di là dei dettami della legge, ha voluto aprire la possibilità di questo tipo di interventi ai tantissimi edifici storici di classe 3 e 4 della città e delle delicate zone storiche del territorio extra urbano, ad eccezione di quelli presenti nelle zone definite di “impianto dal IV al XVII secolo” per i quali la sua risposta, non la delibera, chiarisce che saranno soggetti al parere vincolante della Commissione per la Qualità Architettonica ed il Paesaggio (Cqap). La precisazione non tranquillizza se si ricorda che, nonostante la norma preveda che la Commissione “sia composta da esperti di storia, tutela e salvaguardia di beni ambientali e paesaggistici” la maggioranza dei componenti della Commissione nominata dall’attuale Amministrazione ha percorsi di formazione e titoli di studio che non prevedono questo tipo di competenze specifiche”. In realtà, come precisa il presidente della Commissione Rinaldo Campi “il sottoscritto è ingegnere e architetto con tesi in restauro, mentre diversi componenti lavorano con la Soprintendenza e hanno competenze specifiche”.

“La preoccupazione – prosegue Malacarne – si accentua alla notizia della soppressione, nell’ambito della ristrutturazione degli uffici tecnici comunali, dell’Ufficio Centro Storico, di fondamentale importanza in una città dichiarata Patrimonio dell’Umanità. A tale ufficio infatti, prima che alla Cqap, spetterebbe la verifica della corretta applicazione delle norme riguardanti il tessuto storico. Nasce forte il timore, alle soglie della stesura del nuovo Piano Urbanistico Comunale, che si intenda procedere con queste azioni nella direzione della revisione profonda o dello smantellamento della classificazione degli edifici storici in classi e categorie d’invervento, metodo che ha finora garantito la sostanziale salvaguardia della compagine storica, anche minore, della nostra città e di tanti centri storici del Paese. Gli errori riscontrati in questi anni nella classificazione degli edifici devono essere corretti non con la liberalizzazione degli interventi, ma con una preventiva fase di ricerca condotta e sorretta da competenze adeguate, capace di rielaborare una classificazione scientificamente corretta per difendere nel tempo i valori del nostro centro storico pur favorendo l’inserimento e la vita delle attività con esso compatibili”.

“Di fronte alla sostanziale chiusura alle nostre istanze contenuta nella sua risposta (che di fatto contiene garanzie per la protezione degli edifici di classe 1 e 2, già abbondantemente protetti dalle norme), Italia Nostra – assicura Malacarne – continuerà a porre il delicato problema a livello nazionale e cercherà di vigilare sulle conseguenze negative dell’applicazione della delibera sulla conservazione degli edifici storici della città e del forese. Chiede inoltre il ripristino e potenziamento del prezioso Ufficio Centro Storico”

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