Emmanuel Okenwa, aka dj Boogye
Era riuscito a sfuggire alla cattura quasi per caso, perché si trovava fuori città per esibirsi a pagamento come deejay. Ma alla fine gli agenti della Squadra Mobile di Ferrara hanno rintracciato e catturato a Verona il capo dei Viking ferraresi, Emmanuel Okenwa, detto ‘dj Boogye’, uno dei 31 appartenenti al clan di mafia nigeriana che si era stabilito in città, nella zona Gad, smantellato dalla Polizia con l’operazione “Signal”.
Durante il blitz, scattato alle prime luci dell’alba, il dj di musica Afro beat non era stato trovato nella casa che in zona Foro Boario condivide con la sua ragazza italiana. Gli investigatori si sono messi subito sulle sue tracce e la pista che hanno seguito, con l’ausilio di moderne tecnologie, li ha portati nella città scaligera dove il 50enne aveva in programma di esibirsi a pagamento come deejay e cantante ad una festa di battesimo che si sarebbe dovuta tenere domenica prossima.
Boogye era ospite di amici musicisti e cantanti di cui era una specie di manager. La sua figura di leader della confraternita Viking Arobaga era riconosciuta infatti anche nell’ambito delle attività legali da loro svolte. Il “dj manager”, esponente di spicco dell’organizzazione criminale del nord Italia, era in quel momento ignaro che gli uomini della Squadra Mobile avessero già individuato la zona in cui si trovava a Verona.
Dopo un lungo appostamento, nella tarda serata Boogye è stato avvistato nei pressi della stazione principale di Verona, Portanuova, ma inizialmente è riuscito a dileguarsi tra i tanti passeggeri. Più tardi è stato individuato seduto su una panchina nei pressi della stazione Porta Vescovo. Gli agenti in borghese, una volta avvicinato, lo hanno chiamato e lui alzando la testa che teneva celata da un cappellino e dalla mascherina, ha riconosciuto i poliziotti.
Agli agenti, al momento della cattura, ha riferito che nel corso della giornata aveva saputo che era ricercato ed era andato a prendere il treno per rientrare a Ferrara e recuperare alcuni effetti personali, confermando però che la sua intenzione era quella di far perdere le proprie tracce.
“L’associazione di tipo mafioso – spiega il questore di Ferrara,Cesare Capocasa – era finalizzata alla consumazione di un numero indeterminato di delitti tra cui si rilevano anche quelli contro la Pubblica Amministrazione costituiti da violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e oltraggio ai danni di appartenenti alle forze dell’ordine, nel contesto del mantenimento del controllo del territorio, in particolare delle piazze di spaccio in zona Gad”.
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