
Una scena del film Fahrenheit 451 diretto da François Truffaut
Quella del consigliere Alcide Mosso era tutt’altro che una semplice richiesta per verificare come venissero spesi i soldi pubblici dalle biblioteche comunali.
Il caso libri e censura emerso durante la commissione consiliare del 7 ottobre assume contorni ancora più inquietanti alla luce di un documento di cui è venuto in possesso il nostro giornale.
Un documento che stava per essere protocollato dagli uffici competenti ma che, all’ultimo momento – non sappiamo se per qualche insperato rinsavimento o perché stoppato dall’alto -, è finito nel cestino.
Si tratta di una richiesta di accesso agli atti indirizzata al direttore dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Ferrara. I firmatari, rimasti sconosciuti dal momento che l’atto non è stato vidimato, premettono che “nell’ambito di una fattiva collaborazione, è di interesse conoscere metodi, qualità e tipologia dell’educazione fornita in particolare alle giovani generazioni”.
Alla luce di questa supposta potestà educativa, i consiglieri della Lega chiedono “di voler fornire l’elenco dei testi in uso nelle scuole dell’Infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie cittadine, comprendendo titolo e casa editrice”.
Il documento fa capire a questo punto cosa intendesse dire, sempre in commissione, Paola Peruffo di Forza Italia quando, sconcertata per la richiesta del collega leghista di voler “vedere se questi libri sono adeguati ai nostri cittadini, alle aspettative dei nostri elettori”, svelò un retroscena avvenuto qualche giorno prima.
Mosso le chiese di vedere quali libri di scuola venivano presi nelle scuole materne, elementari e medie, “come presupponendo – accusava l’azzurra – che noi consiglieri potessimo valutare i libri, quando credo non sia assolutamente un nostro diritto farlo e neanche una nostra competenza”.
Eppure proprio il consigliere Mosso, commentando l’articolo di Estense.com, cercò si ridimensionare la questione, definendo la sua “una richiesta legittima che potrebbe provenire da parte di qualsiasi consigliere e qualsiasi cittadino, volta esclusivamente a comprendere meglio come vengono impegnati i soldi pubblici. Ritengo che sia diritto di ogni cittadino conoscere tali dati in nome di una reale partecipazione attiva alla vita della città”.
“Tutto il resto – concludeva Mosso – sono illazioni di chi vuole a tutti i costi strumentalizzare le mie parole”. Illazioni.
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