Attualità
6 Ottobre 2020
Intervento di Giovanni Fioravanti sulla visione del mondo che la Lega vorrebbe imporre a Ferrara

Italo Balbo trasvolatore come antesignano della cultura della ruspa

di Redazione | 4 min

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di Giovanni Fioravanti

Va di moda il gradasso, la spavalderia. Gradassi e spavaldi trovano ampio consenso tra la meschinità delle persone, così Donald Trump, Boris Johnson, Bolsonaro sono la personificazione dell’uomo che ha il coraggio di sfidare il mondo, la natura, gli eventi. Sono coloro scesi in campo in una lotta corpo a corpo con il virus, a mani nude, soprattutto senza mascherina, sprezzanti del pericolo e considerando l’avversario solamente un bluff.

Idoli per chi ritiene che nel mondo non ci sia posto per i pappamolle, per i codardi, per i pusillanimi. Il mondo è dei forti come da sempre ha narrato l’epopea delle grandi gesta, è il rinverdire il motto memento audere semper abbandonato alla polvere tra i cimeli del Vittoriale a Gardone Riviera.

È lo spirito della supremazia riciclato nel “prima noi” che sia “American first” o “Prima gli italiani”. Tutta roba che ci siamo assuefatti a respirare fino ad esserne narcotizzati.

Un già veduto della storia, il superomismo che nulla ha a che vedere con “l’oltre l’uomo” di Nietzsche, ma che è stato prodromo dei funesti esiti che hanno segnato il secolo scorso.

Quando il pensiero si fa debole e la complessità ci sembra troppo complessa per essere districata il rischio è quello della spavalderia, la classica reazione infantile di fronte agli ostacoli.

L’uomo da sempre è un misto di incoscienza e arroganza. L’idea di essere superiore e di affrontare la realtà a muso duro è qualcosa a cui stiamo assistendo da troppo tempo, che si è andata insinuando con forme diverse, a partire da quelle assunte dai social che sono divenuti la cassa di risonanza della meschinità e della violenza delle parole digitate da pavidi suprematisti della tastiera, nascosti dietro l’anonimato della rete.

Da un lato un Paese che pare da tempo in sonno, dall’altro i guasconi, gli spacconi, la sfrontatezza fino all’aggressività nei confronti di chi è debole perché diverso e può essere sopraffatto. C’è chi brandisce il twitter e chi brandisce la ruspa.

Tutto è incominciato con il bruciare i campi nomadi, con lo sbarrare la strada all’altro, divenuto straniero, estraneo al proprio spazio vitale, untore della propria identità nazionale. Poi i petti si sono sempre più gonfiati chiudendo i porti e sequestrando sulle navi lasciate al largo centinaia di persone. Esibendo la propria spavalderia come tutela della sicurezza, difesa dei confini violati. Il diritto alla prepotenza sui più deboli come etica di un paese che si difende contro il pericolo di veder inquinata la propria cultura e le proprie tradizioni

Spavaldi sono gli intrepidi “no mask” che incuranti dell’improvvido virus si radunano per protestare contro gli imbelli che si piegano al ricatto di una millantata epidemia.

La storia da sempre è cosparsa di arditi, esseri che il destino ha chiamato a grandi imprese. Il dannunzianesimo è il frutto del crepuscolo di un secolo e pare che anche noi ci stiamo avviando verso il tramonto della nostra cultura, quando le menti vengono meno, le intelligenze cessano di nutrirsi, pensieri e parole tacciono.

È questa la cultura, la visione del mondo che la Lega al governo della nostra città vorrebbe far diventare senso comune, promuovendo la mostra su Italo Balbo trasvolatore. Iniettare nella cultura democratica della città, riconquistata con la liberazione dal Fascismo e dall’occupazione straniera, dosi ingenti di quei germi che ne produssero la malattia.

Italo Balbo trasvolatore come antesignano della cultura della ruspa, della spavalderia che si vorrebbe prendesse piede nella nostra città e nel Paese. Cultura che non poteva che trovare ispirazione nel futurismo marinettiano e miglior vate nel tardo estetismo dannunziano del presidente di Ferrara arte Vittorio Sgarbi.

Una cultura vintage rivalutata, la cultura del “Folle volo” per affrontare il futuro, “simbolo della potenza eternamente rinnovatrice della nostra razza”, avrebbe scritto Gabriele D’Annunzio.

Dietro l’iniziativa della mostra e della proposta di intestare una via della città a Italo Balbo c’è molto di più che una semplice operazione di anestetizzazione del Fascismo e delle responsabilità del personaggio in questione.

C’è la volontà di fare apparire come normale la cultura della Lega e di una certa destra forzanovista fondata sulla supremazia italica, sul prima noi, paese di santi poeti e navigatori, nonché aviatori, depositari di una cultura minacciata dal’Europa, da migranti e da religioni diverse dalla nostra.

Il superomismo è da sempre un ingrediente delle destre, qualcuno come Sgarbi non esita a impersonarlo, il trasvolatore di casa nostra tutto questo incarna perfettamente, perché, dunque, non celebrarlo semmai nello stesso anno dedicato al massimo poeta italico Dante Alighieri.

In una città distratta può passare di tutto e la cosa che davvero ci deve allarmare è che il messaggio confezionato con la mostra su Italo Balbo possa passare tra i nostri giovani.

Una città che rimanesse indifferente, che non sapesse reagire a un simile disegno si farebbe carico di una responsabilità non differente da altre vicende tristi della sua storia.

Giovanni Fioravanti è docente, formatore, dirigente scolastico a riposo. Esperto di istruzione e formazione. Suoi contributi sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato La città della conoscenza (2016), È in via di pubblicazione Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza (2020).

Gestisce il blog istruireilfuturo.

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