Attualità
28 Settembre 2020
Più di 50 famiglie tra Ferrara e provincia hanno optato per l'istruzione parentale. Boom di crescita causa Covid: "Si alimentano dubbi e paure, ma la Costituzione è chiara"

Covid e scuola: “Un’alternativa c’è, ma la gente non lo sa”

di Redazione | 5 min

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di Cecilia Gallotta

Il sacchetto per il giubbino, la pochette per la mascherina, il kit igienizzante e il pattume personale sul banco per evitare spostamenti. Le più disparate liste del materiale scolastico che faranno passare alla storia questo inizio d’anno 2020/21, e che hanno fatto impazzire i genitori di tutta Italia, ne hanno anche portati parecchi a riflettere – e a prenderne consapevolezza – sull’istruzione dei propri figli, e di ciò che effettivamente si sa o si dovrebbe sapere.

Anche Ferrara in questo senso porta un esempio importante, registrando più di 50 famiglie che quest’anno hanno deciso di intraprendere la scelta di istruire i propri figli autonomamente. “Fino all’anno scorso eravamo una decina”, spiega una mamma che l’homeschooling (così denominata l’istruzione parentale) la pratica da diversi anni.

“La nostra non è stata una scelta dettata dal Covid, ma dal fatto che non abbiamo mai condiviso il sistema scolastico così com’è impostato: la standardizzazione dell’apprendimento, i ritmi serrati, la continua ansia da prestazione, la cultura del voto come ‘premio’, la competizione che inevitabilmente si crea, il fenomeno del bullismo, e tante altre cose”.

Ma quest’anno il Covid ha fatto da goccia che “di vasi ne ha fatti traboccare parecchi”: è infatti la paura a fare da denominatore comune, da quella della salute, a quella della profilassi in caso di un’eventuale positività al tampone, “ma anche solo in caso di una banale tosse e raffreddore”.

Paura dell’obbligo di dover lasciare i propri figli a casa ai primi sintomi, “e del fatto che invece sul posto di lavoro la maggior parte dei genitori deve andarci ugualmente”; che questi sintomi non siano agevolati dall’uso della mascherina anche all’esterno (“è ormai comprovato che non fa bene alla respirazione, e pone le basi per incorrere più spesso in tosse e raffreddore, un circolo vizioso insomma”); paura di un eventuale ritorno alla didattica a distanza, “che è stato l’incubo di tutti” e dell’effettiva qualità della didattica “che potrà venire fuori da un sistema così pensato”, per finire con la dimensione della socialità, “inevitabilmente innaturale e disumanizzata, che questa generazione si porterà dietro, volenti o nolenti”.

A portare la voce di tanti genitori è Fabiola Iraci Sareri, mamma di Ostellato che ha deciso di ritirare il proprio figlio da scuola una settimana prima dell’inizio di quest’anno: “Ciò che la maggior parte della gente non sa – afferma – è che la Costituzione lo permette, e lo riconosce”. Quella che infatti è erroneamente nota come ‘scuola dell’obbligo’, altro non è che “l’obbligo di istruire i propri figli”, come recita il primo comma dell’articolo 30: ad essere obbligatoria cioè è l’istruzione, non l’iscrizione ad un qualsiasi istituto scolastico.

“Questo porta le famiglie ad avere la facoltà di ritirare il proprio figlio da scuola (così come anche di reiscriverlo) in qualsiasi momento – illustra Fabiola – la Costituzione lascia davvero tantissima libertà in questo. Noi abbiamo semplicemente inviato la comunicazione tramite posta certificata alla scuola (lo si può fare anche tramite raccomandata) , dicendo che ci avvaliamo dell’articolo 30 e del nostro diritto di istruire autonomamente i nostro figlio”.

Una scelta certo non facile per molte famiglie che lavorano, per cui però esistono molteplici modalità d’applicazione: “Possono esserci le vere e proprie scuole parentali oppure un gruppo di genitori (come è successo a Ferrara) che si avvale di insegnanti ed educatori privati dividendo la spesa; o chi come noi – riporta Fabiola – ha scelto occuparcene personalmente, unendo la nostra dedizione e le nostre conoscenze al supporto delle linee guida del Miur, che da tempo non prevede più i classici ‘programmi scolastici’, ma le competenze da acquisire ogni anno per ogni fascia d’età”.

“Spesso le scuole caricano troppo e superano di gran lunga quelle che sarebbero le competenze previste dal Miur – illustra un’altra mamma – non rispettando i veri tempi di apprendimento e dando luogo al comune fenomeno di dimenticarsi, una volta adulti, tante delle cose che si sono (o si sarebbero dovute) imparare a scuola”.

E come si misurano le competenze acquisite dagli homeschooler? “Dobbiamo sostenere gli stessi esami dei ragazzi che vanno a scuola – spiega Fabiola – facendone richiesta ad una scuola nella seconda metà dell’anno scolastico; secondo il decreto 62/2017 la scuola è comunque tenuta a verificare le competenze secondo il programma personale che è stato intrapreso, anche secondo le linee guida del Miur”.

Un altro elemento su cui la Costituzione non lascia dubbi (e che invece il passaparola fra scuola e genitori ha contribuito ad alimentare) è il famigerato patto di corresponsabilità, la cui firma sembra imprescindibile per la frequenza dei propri figli. Un’informazione errata se si legge il primo comma dell’articolo 34, secondo cui “il diritto costituzionale all’istruzione, non è, per sua natura, soggetto a condizioni che ne limitino l’esercizio”.

“Il punto – afferma una mamma – ancor prima di condividere o meno quanto scritto nel patto, è che la gente sia convinta di essere obbligata a firmarlo, pena l’esclusione dei figli dall’istituzione scolastica, cosa che non sarebbe in alcun modo possibile a livello giuridico. Un fatto che, se applicato, paragonerebbe il sistema attuale ad una dittatura. La cosa che trovo aberrante è che non si sia data informazione di questo, che negli incontri d’inizio anno si sia gettato questo ‘pacchetto’ sulle spalle dei genitori come fatto compiuto, senza nemmeno menzionare la possibilità di scelta. Per non parlare poi della dicitura errata, che nelle parole ‘patto’ e ‘corresponsabilità’ (si parla, in ogni caso dell’appendice relativa al Covid introdotta quest’anno, ndr) prevede un rapporto a due, un impegno reciproco fra scuola e famiglia, quando invece sia la firma che la responsabilità sono univocamente a carico delle famiglie. Esattamente come negli anni, è stato fatto con il termine ‘scuola dell’obbligo’. Un’alternativa a tutto quanto si può anche non condividere, quindi, c’è: ed è perfettamente previsto dalla legge. La cosa davvero inquietante è che la maggior parte della gente non lo sa, e non si fa nulla per divulgarlo”.

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