Attualità
26 Settembre 2020
L'assessore Lori: "Card oggettivamente offensiva per le donne". Fabbri: "Delirante sciacallaggio dal Pd". Zappaterra chiede revoca del finanziamento, Baraldi presenta interpellanza 

Post shock sullo stupro, la Regione: “Verifichiamo le responsabilità”

di Elisa Fornasini | 4 min

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Prese di distanza, caccia ai responsabili, richiesta di revoca del finanziamento, interpellanza. È la bufera scoppiata attorno al post shock “Se sei ubriaca sei in parte responsabile dello stupro” apparso giovedì sulle pagine social del Comune di Ferrara.

Dopo le scuse del Comune e di Legacoop, arriva la netta la presa di distanza della Regione Emilia-Romagna, per voce dell’assessore alle Pari opportunità Barbara Lori: “Il post pubblicato dal Comune di Ferrara sulla violenza di genere è del tutto inaccettabile. Così come non è accettabile che sia il risultato di una campagna sulla diffusione degli obiettivi dell’Agenda 2030, fra cui la parità di genere, sostenuta dalla Regione”.

Si tratta di “una card del tutto decontestualizzata rispetto al piano editoriale che risulta essere oggettivamente offensiva per le donne. Verificheremo le responsabilità di quanto accaduto. E di come sia stato possibile diffondere un simile contenuto che non può essere in alcuna maniera associato alla Regione attraverso l’utilizzo del proprio logo. La Regione – conclude Lori – è da sempre dalla parte delle donne, e sempre lo sarà. E nel tempo abbiamo cercato di dimostrarlo con i fatti”.

Una dimostrazione viene dalla capogruppo regionale del Pd Marcella Zappaterra che “come consigliera” sollecita la giunta di viale Aldo Moro a “revocare il finanziamento che copre le spese di comunicazione del progetto del quale il Comune di Ferrara è capofila” e “come donna” suggerisce all’amministrazione estense di “valutare meglio l’operato dell’Ufficio Comunicazione, che ha la responsabilità di aver postato quella card salvo poi tentare di porvi rimedio a seguito dei pesanti commenti ricevuti, e dei partner privati ingaggiati per una campagna che avrebbe dovuto servire a comunicare un progetto interessante”.

Questo perché “la violenza sulle donne è un problema serio e dev’essere trattato con sensibilità, competenza, serietà, non con una frase vergognosa che nulla ha a che fare con le politiche a difesa delle donne portate avanti da decenni. Dal Comune hanno provato a convincermi che abbiamo tutti capito male e quella era solo una provocazione – racconta Zappaterra – ma se migliaia di persone si sono indignate, se non è stato un tentativo spudorato e spietato di acquisire click e contatti, se davvero non c’è dietro una cultura sessista, l’unica cosa che ha senso fare è ammettere che è stato un post sbagliato assumendosene la responsabilità. Non è difficile. Difendere l’indifendibile fa ridere e rischia di far arrabbiare ancora di più le donne”.

E invece il sindaco Alan Fabbri parla di “strumentalizzazioni del Pd che attacca se stesso“, di una “operazione di sciacallaggio mediatico assurda“, di una “delirante campagna di fake news” perché “la campagna di comunicazione, realizzata dall’agenzia di comunicazione Deltacommerce, è stata avallata e finanziata dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito del progetto europeo Shaping Fair Cities”.

La ‘prova’ sarebbe lo scambio di mail intercorso con la Direzione generale Risorse, Europa, Innovazione e Istituzioni che il 9 settembre ha giudicato il piano “molto interessante e ben strutturato”. Non si conosce la bozza presentata, né se fosse già corredata dalle didascalie a cui ora l’amministrazione si appiglia fino a “valutare con i nostri uffici legali la possibilità di difendere l’immagine del Comune con chiunque abbia modificato e pubblicato il post senza didascalia di accompagnamento”. Didascalie che ora vengono definite “esplicative” e che invece non hanno evitato il fraintendimento perché, chi viene pagato per la comunicazione dovrebbe saperlo, molto spesso non vengono lette.

Pure la Regione, questa volta per voce della presidente Commissione Parità Federico Amico, chiede le “opportune verifiche legali sulle responsabilità di quanto accaduto e per il grave danno di immagine subìto in considerazione della presenza del logo istituzionale dell’ente su un post offensivo e e del tutto fuori bersaglio, anche dopo l’imbarazzante rettifica. Oltre a diffondere un pericoloso messaggio sessista, lascia trapelare una mancanza assoluta di rispetto per le istituzioni”.

Il caso diventa materia di una interpellanza presentata da Ilaria Baraldi, consigliera comunale del Pd, che intende chiarire “quale assessorato e quali uffici vi abbiano lavorato, quale incarico sia stato affidato alla società esterna, quali e quante risorse siano state spese, come e perché sia stato possibile editare una campagna siffatta, chi ha autorizzato la pubblicazione sui social del Comune, chi ha materialmente eseguito la pubblicazione”.

Insomma, ricostruire la catena di responsabilità per una campagna che sicuramente ha fatto parlare di sé a livello nazionale, ma purtroppo non nel modo dovuto. Almeno a una domanda, quella economica, è facile rispondere: come si evince dalla delibera regionale, al Comune di Ferrara sono stati assegnati 18.450 euro per gestire insieme ai vari partner tutto il progetto Ferrara Fair 2030, che di fair almeno stavolta ne ha visto davvero poco.

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