Attualità
25 Settembre 2020
Il post su Instagram viene rimosso e corretto: "Ci scusiamo per il fraintendimento". Commenti scandalizzati per la gestione della comunicazione dell'Agenda Onu 2030

“Se sei ubriaca sei in parte responsabile dello stupro”, indigna la campagna del Comune di Ferrara

di Elisa Fornasini | 5 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

“Se sei ubriaca, sei in parte responsabile dello stupro”. E scoppia l’indignazione. Non potrebbe essere altrimenti dato che l’aberrante post è stato pubblicato dalla pagina istituzionale del Comune di Ferrara su Instagram. Una ‘provocazione’ decisamente non riuscita che ha costretto l’imponente staff comunicativo a un veloce dietrofront.

Il senso del messaggio, come chiarito nel tentativo di rimediare a una prima comunicazione a dir poco fuorviante, era quello di condannare ogni forma di violenza contro le donne.

Ma il ‘goal’ – come vengono chiamati gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu a cui è dedicata la campagna social, con tanto di logo di Comune, Legacoop Estense, Unione Europea, Regione Emilia Romagna e Shaping fair cities – si è rivelato un clamoroso autogol.

Ogni forma di condanna è infatti totalmente assente dal primo post che sanciva semplicemente: “L’assunzione di alcool e droghe ti rende in parte responsabile dello stupro che hai subito❌. Lo pensa il 15% degli italiani. Questo dato, come tanti altri, è stato rilasciato dall’istituto di statistica sulla percezione dei ruoli di genere e sull’immagine sociale della violenza sessuale”.

In pochi minuti arriva una valga di commenti scandalizzati e il post, commissionato a Delta Commerce, viene subito rimosso. A stretto giro ne compare un altro (poi modificato una terza volta per correggere la tripla ‘r’ in Ferrrara): “Istat: “Se sei ubriaca sei in parte responsabile dello stupro”. Lo pensa il 15% degli italiani. Il Comune di Ferrara condanna ogni forma di violenza contro le donne”, come se fosse davvero necessario specificare l’ovvietà.

Puntuale c’è anche il messaggio di scuse: “Il post precedente riportava in virgolettato una frase che, secondo l’Istat, come specificato nel testo accompagnato all’immagine, purtroppo pensa il 15% degli italiani. A fronte di questo contenuto tanti di voi hanno provato la reazione più giusta e sana: rabbia. Per questo lo vogliamo chiarire una volta in più per non lasciare spazio a dubbi: il Comune di Ferrara condanna ogni forma di violenza contro le donne”.

Anzi, giusto per ribadirlo un altro po’, “quella che avete letto in precedenza è una frase che, in nessun modo, può rispecchiare il pensiero del Comune di Ferrara e di tutti i partner che si sono affiancati al progetto di promozione dell’Agenda 2030 dell’Onu. Ci scusiamo se il post ha urtato la sensibilità dei cittadini o veicolato un messaggio controverso. Ribadiamo con forza e chiarezza che il Comune di Ferrara è dalla parte di tutte le donne vittime di violenza. Questo fraintendimento lancia però anche un segnale positivo: tanti cittadini che hanno letto il post si sono indignati, questo ci lascia ben sperare affinché quel 15% un giorno si riduca a zero”.

Per evitare altri fraintendimenti, in realtà, andrebbe contestualizzata anche l’indagine “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale” dell’Istat pubblicata in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Sono state sottoposte sette affermazioni per ognuna delle quali è stato chiesto il grado di accordo: le donne possono provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire; le donne che non vogliono un rapporto sessuale riescono ad evitarlo; le donne serie non vengono violentate; se un marito/compagno obbliga la moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà, non è una violenza; di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì; se una donna subisce una violenza sessuale quando è ubriaca o è sotto l’effetto di droghe è almeno in parte responsabile; spesso le accuse di violenza sessuale sono false.

I dati purtroppo confermano il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%).

E qui veniamo al punto: il 15,1% è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile, quota che raggiunge il 19,1% tra le persone di 60-74 anni, sia uomini che donne, e il 22,3% di chi ha livelli di istruzione bassi. Tra le donne, in particolare, la differenza è eclatante: ha questa opinione il 23,7% delle donne con nessun titolo o le elementari e il 6,3% delle laureate (per gli uomini si rileva rispettivamente 19,9% e 9,1%).

La strada per raggiungere le pari opportunità è in salita. E forse lastricata di buone intenzioni, anche se si inciampa in errori che potevano essere facilmente evitabili nei vari passaggi di una campagna. Lo nota la consigliera comunale del Pd Ilaria Baraldi: “Ci sono campagne di comunicazione che nascono male. Se proseguono, di solito non lo fanno molto meglio. Ci sono due momenti nei quali si determina il futuro di una campagna. Nel momento in cui il committente spiega cosa vuole e nel momento in cui dice “si ok, va bene”. Qui devono essere andati male entrambi ed è facile capire perché. Se fai una campagna credendoci l’indispensabile (ossia per spendere i soldi del bando) e se le uniche cose che conosci dell’argomento sono, appunto, i luoghi comuni. Poi, per rimediare, ribadisci il concetto più elementare con così tanta enfasi che siam tutti qui a dirci “beh, e ci mancherebbe pure”. Altre sorprese ancora nel meraviglioso mondo delle Pari Opportunità di Ferrara”.

Dopo le scuse del Comune, arrivano anche quelle di Legacoop, che non ha condiviso però via social la locandina: “l post pubblicato sulla pagina del Comune di Ferrara, che ha suscitato le critiche di diversi cittadini, è inserito in un progetto di cui siamo partner, che ha lo scopo di far conoscere l’Agenda 2030 dell’Onu, per lo sviluppo sostenibile”.

L’intento dell’agenzia di comunicazione che ha proposto il post, “sicuramente provocatorio, era di generare indignazione e presa di distanza dai contenuti del testo virgolettato, per sensibilizzare i cittadini sulle problematiche relative alle pari opportunità e al contrasto della violenza di genere”.

“Purtroppo la card ha generato ambiguità e fraintendimenti non voluti – afferma Legacoop -, dovuti anche al fatto che via web sono circolate immagini che, non riportando integralmente il testo del post, hanno attirato lo sdegno di alcune persone. Siamo sinceramente dispiaciuti che il post abbia potuto provocare reazioni opposte all’obiettivo del progetto, che resta un percorso virtuoso e importante”.

“Come Legacoop – conclude la nota -, ci scusiamo con chi si è sentito offeso e continueremo a batterci quotidianamente, come abbiamo sempre fatto nelle parole e nei fatti, contro ogni forma di violenza – sia essa verbale, fisica, morale, economica e sociale – contro le donne”.

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