Cronaca
25 Settembre 2020
Il giudice per le indagini preliminari mette la parola fine alla vicenda sul coro “Lodi stai attento, a Ferrara fischia il vento” cantato durante il corteo antifascista dell'aprile 2017

Nessuna minaccia dagli attivisti, archiviata la denuncia di Nicola Lodi

di Daniele Oppo | 4 min

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Nessuna minaccia nei confronti di Nicola Lodi e archiviazione ‘piena’ degli atti del procedimento contro i cinque attivisti del centro sociale La Resistenza che erano stati denunciati dall’allora responsabile immigrazione e sicurezza della Lega, oggi vicesindaco di Ferrara.

Il giudice per le indagini preliminari – che mercoledì 23 settembre ha sciolto la riserva decretando l’archiviazione – rileva che “la condotta ascritta agli indagati non possa ritenersi idonea ad integrare la fattispecie di minaccia ipotizzata”.

Nel dettaglio, secondo Lodi, durante la passeggiata antifascista del 23 aprile del 2017, i manifestanti lo avrebbero minacciato con il coro “Lodi stai attento, a Ferrara fischia il vento” al fine di indurlo a desistere dalle iniziative politiche contro la gestione dell’accoglienza dei migranti nel territorio estense.

Dopo una rapida indagine della Digos vennero individuati cinque attivisti (tutti difesi dall’avvocato Bernardo Gentile), ma la procura, ritenendo che la vicenda non presentasse gli elementi costitutivi del reato contestato, presentò subito una richiesta di archiviazione al giudice di pace, che però ordinò l’imputazione coatta e poi rimise gli atti al giudice monocratico perché, su prospettazione della parte offesa (avvocato Ciriaco Minichiello), i fatti erano da inquadrare come minaccia grave in relazione al numero degli autori.

Davanti al secondo giudice la procura chiese nuovamente l’archiviazione, questa volta però considerando i fatti “censurabili”, ritenendo dunque esistente il reato, seppure non punibile per via particolare tenuità della condotta “non rinvenendosi concomitanti atteggiamenti violenti o intimidatori”.

Una richiesta alla quale si sono opposte entrambe le parti: Lodi da un lato per chiedere il processo, gli attivisti dall’altro per chiedere che l’archiviazione fosse piena, per l’inesistenza del reato.

E quest’ultima è stata la lettura data anche dal giudice Vartan Giacomelli: “Per configurare il delitto di minaccia, pur non essendo necessario che lo stato di intimidazione si verifichi concretamente nella persona offesa, è comunque richiesta prova della prospettazione del pericolo che un male ingiusto, anche indeterminato, possa essere cagionato dall’autore alla vittima, con conseguente stato di turbamento patito da quest’ultima. Nella vicenda in esame è proprio tale requisito che non appare sorretto da adeguati riscontri”, scrive il giudice nel decreto di archiazione dove si rileva che al contestato coro “non si collega ad alcun male ingiusto oggettivabile”. Tanto che “la stessa persona offesa, Lodi Nicola, in sede di denuncia non è stata in grado di chiarire in cosa sia consistito il contenuto minatorio dello slogan scandito dai manifestanti al suo indirizzo e si è limitata ad evidenziare il contesto di lotta politica che lo ha visto contrapposto ai centri sociali sul tema dei migranti e a richiamare, in relazione allo stato di allarme e turbamento vissuto, atti intimidatori già subiti che, tuttavia, pur nella loro gravita non presentano alcuna connessione, né oggettiva né soggettiva, con i fatti in oggetto”.

“Dopo più di tre anni, numerose udienze, sei magistrati implicati nella vicenda e due richieste di archiviazione arriva a termine la vicenda giudiziaria che ha visto implicati/e cinque antifascisti/e denunciati/e dal vicesindaco Lodi per un presunto coro intimidatorio rivolto nei suoi confronti durante una manifestazione del 25 aprile 2017”, scrivono gli attivisti in una nota.

“L’impacciato attacco repressivo portato da Lodi è finito in un nulla di fatto sortendo l’unico effetto di aver fatto perdere tempo, energie e denaro pubblico. Il ripetuto tentativo di criminalizzare l’antifascismo e chi lo pratica non ha funzionato. Continueremo a camminare per le strade e negli spazi per praticare antifascismo, antirazzismo e antisessismo contro chi vuole imporre un’idea di città violenta e discriminatoria. Il tentativo di Lodi di comprimere la libertà d’espressione e manifestazione, fondamenti della Costituzione e della democrazia, è fallito ed il nostro portafogli lo apriremo solo per festeggiare – concludono -. Oggi e nel futuro a Ferrara sono previste forti raffiche di vento”.

“Prendiamo atto del provvedimento del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ferrara e lo rispettiamo, ma ovviamente non siamo obbligati a condividerlo”, è invece la posizione di Nicola Lodi, espressa per il tramite dell’avvocato Minichiello. Il legale ricorda che “l’accusa di minaccia semplice, poi ritenuta aggravata, [ha] avuto il vaglio positivo di due Giudici di Pace e in parte, seppure ritenuta tenue, anche della Procura della Repubblica di Ferrara, nella persona del dott. Andrea Garau”.  Lodi respinge anche tutti i rilievi critici mossi dagli attivisti dopo l’archiviazione: “Per essere antifascisti – si legge nella nota dell’avvocato – non è necessario appartenere a determinati gruppi e l’antifascismo non è un bene ad uso e consumo esclusivo solo di pochi, da strumentalizzare a proprio piacimento a seconda delle situazioni. L’antifascismo nulla ha a che fare con la vicenda in oggetto che oggi si è chiusa, ma certamente è un bene condiviso dal sottoscritto difensore e dal proprio assistito. Ribadiamo che non mancheremo di denunziare ogni forma di intimidazione alla persona, strumentale, a sfondo politico e sfondo privatistico, utilizzando tutti i mezzi esclusivamente previsti dalla legge a tutelare del cittadino”.

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