Eventi e cultura
17 Settembre 2020
Tredici grandi fotografe in mostra, da Diane Arbus a Letizia Battaglia, le cui opere sono visitabili da questa domenica

“Attraversare l’immagine. Donne e fotografia tra gli anni ’50 e gli anni ’80” alla Biennale Donna

di Redazione | 4 min

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Tredici grandi fotografe in mostra, da Diane Arbus a Letizia Battaglia. Sarà infatti la fotografia realizzata da reporter femminili la protagonista di questa diciottesima edizione di Biennale Donna con la mostra “Attraversare l’immagine. Donne e fotografia tra gli anni ’50 e gli anni ’80”.

La rassegna sarà visitabile da questa domenica 20 settembre a domenica 22 novembre con orario 9.30-13 e 15-18, chiuso il lunedì, alla Palazzina Marfisa d’Este (corso Giovecca 170, Ferrara).

Ad abitare temporaneamente i suggestivi spazi della palazzina sono le opere di Paola Agosti, Diane Arbus, Letizia Battaglia, Giovanna Borgese, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Françoise Demulder, Mari Mahr, Lori Sammartino, Chiara Samugheo, Leena Saraste, Francesca Woodman e Petra Wunderlich.

Si tratta di un progetto a cura di Angela Madesani ed intende inserirsi nella riflessione che l’Udi (Unione Donne in Italia) dedica alla creatività femminile in tutte le sue forme e linguaggi sin dal 1984.

Dopo le mostre che hanno presentato alcune delle artiste più rilevanti della scena internazionale, tra cui l’ultima Ketty La Rocca (2018), “Attraversare l’immagine” indagherà il mondo della fotografia al femminile, mettendone in luce i filoni di ricerca più originali, concentrandosi sulle fotografie attive negli anni dell’impegno politico e sociale, un periodo caratterizzato da grandi mutamenti di cui le donne sono state protagoniste.

Il tour espositivo si apre con l’opera di Diane Arbus (1923-1971), una delle più grandi artiste della seconda metà del XX secolo, la cui ricerca ha fatto da punto di svolta rispetto a quanto era stato fatto sino a quel momento nel campo dell’immagine. Le sue fotografie hanno come soggetto i mondi paralleli alla normalità che Arbus riesce a raccontare nella sua verità e crudezza, arrivando a realizzare alcuni fra i suoi scatti più iconici della contemporaneità.

Continuando nel percorso espositivo, vi sono due lavori che si possono collocare nell’ambito del fotoreportage tradizionale, con una chiara propensione all’indagine sociale e antropologica. Di Chiara Samugheo (1935) sono esposte alcune fotografie di ispirazione neorealista, parte della serie dedicata alle tarantate salentine della fine degli anni Cinquanta ed alla realtà dell’Italia meridionale. Di Lori Sammartino (1924-1971) sono presenti, invece, immagini che raccontano un’Italia semplice negli anni precedenti il boom economico.

Una selezione di opere da “Morire di classe” di Carla Cerati (1926-2016), pubblicato nel 1969 con Gianni Berengo Gardin, consente al pubblico di ammirare una delle ricerche più significative e conosciute dell’artista, che ha contribuito a mutare la situazione manicomiale nel nostro Paese. Grande forza hanno, poi, le immagini di Letizia Battaglia (1935), che in cinquant’anni di ricerca ha raccontato la Sicilia della criminalità organizzata e della corruzione, con un’attenzione particolare al mondo femminile.

Una sezione consistente della mostra è dedicata al fotogiornalismo: due reportage di guerra ambientati in Libano e in Cambogia della francese Françoise Demulder (1947-2008), la prima donna a vincere nel 1977 il World Press Photo, il più prestigioso premio fotografico del mondo; mentre della finlandese Leena Saraste (1942) sono presentate le immagini dedicate alle rovine umane e architettoniche del conflitto israelo-palestinese dell’inizio degli anni Ottanta.

Impegnata nella documentazione del mutamento della condizione femminile è Paola Agosti (1947), tra le più acute fotogiornaliste italiane, di cui viene presentato un intenso reportage sull’apartheid realizzato negli anni Ottanta in Sudafrica. È, successivamente, legata al mondo del porto di Genova la preziosa indagine di Lisetta Carmi (1924): una ricerca in cui l’uomo, il paesaggio, l’architettura giocano ruoli equivalenti. Dedicati al mondo dell’industria, nel momento della sua trasformazione, anche i partecipati scatti di Giovanna Borgese (1939), in cui i protagonisti sono i lavoratori e gli scioperanti – oltre agli edifici abbandonati, veri e propri esempi di fotografia industriale.

La ricerca di Petra Wunderlich (1954), di matrice prettamente architettonica, travalica i confini fra generi e temi aprendo nuovi scenari. Le sue opere indagano il paesaggio dell’uomo e, in particolar modo, quelle in mostra, si concentrano sugli edifici religiosi tra Germania, Inghilterra e Belgio.

Di Mari Mahr (1941), fotografa anglo-ungherese, è la raffinata serie, di ispirazione letteraria e artistica, dedicata a Lili Brik, la scrittrice, artista, attrice russa, compagna e musa di Vladimir Majakovskij. Chiude la rassegna una piccola ma significativa selezione di opere di Francesca Woodman (1958-1981), artista che ha lavorato sul disagio femminile, il proprio, dando vita a immagini di grande forza e poesia.

Per informazioni telefonare al numero 0532 244949 o inviare un’email a diamanti@comune.fe.it. Si può inoltre consultare il sito di arte moderna del Comune. Per prenotazioni, invece, collegarsi al sito di prenotazione musei, sempre appartenente al Comune.

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