Cronaca
2 Settembre 2020
Secondo il conduttore televisivo qualcuno era entrato nel suo profilo Facebook ed era deciso a denunciarlo

Riccardo Rota, mistero sul video pubblicato prima della morte

di Marco Zavagli | 5 min

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Gli ultimi giorni di vita di Riccardo Rota si tingono di ombre inquietanti. Ombre che presto toccherà alla procura dipanare. Il noto conduttore televisivo e ideatore della trasmissione Kaos Tv era finito suo malgrado al centro di polemiche scoppiate in seguito alla pubblicazione giovedì sera (27 agosto) di un video su Facebook (riprodotto qui a fondo pagina).

Un video molto particolare, di stampo prettamente politico (anzi, pseudo-politico, come siamo ormai abituati a vedere da un paio di anni in città), fuori del coro rispetto ai post che Rota era solito pubblicare sul suo profilo.

In quel filmato venivano dileggiati cittadini e rappresentanti politici che negli ultimi tempi avevano a più riprese manifestato critiche nei confronti dell’amministrazione comunale del sindaco Alan Fabbri. Nell’ordine si parlava di Diego Marescotti, giovane attivista del Pd, Fausto Bertoncelli e Anna Ferraresi. Tutti e tre etichettati come esponenti del Pd, anche se Bertoncelli – dipendente regionale presso la Protezione civile a Bologna – negli ultimi anni si era avvicinato al movimento Italia in Comune di Pizzarotti e la Ferraresi è entrata in consiglio comunale con la Lega per poi andarsene nel gruppo Misto.

L’immagine che ritraeva Bertoncelli

Il video atipico è rimasto visibile per qualche ora. Ma chi lo ha prodotto (si capirà in seguito perché si ritiene ignoto l’autore) ha commesso un grosso sbaglio: non poteva sapere che Rota, pur simpatizzante di destra (aveva chiamato Dux il suo cane), era intimo amico di Bertoncelli e difficilmente si sarebbe permesso di criticarne in modo tanto vile la figura.

C’è di più. È stato lo stesso Rota a smentirne la paternità prima di morire. Nel corso di una serie di messaggi via Whatsapp con l’amico Bertoncelli, inizialmente sorpreso e amareggiato da quanto apparso, il conduttore assicura di non saperne nulla: “ma stanno impazzendo tutti? Non so neanche di che video parlate! Io penso esclusivamente alla mia salute ed al mio lavoro ed agli amici ci tengo. Ti abbraccio”.

La conversazione tra Rota e Bertoncelli

Una volta aperto il proprio profilo Facebook, Rota si rende conto di quanto successo. Sono le 22.18 di giovedì sera. “Ora ho aperto il link che mi hai inviato – scrive all’amico Bertoncelli – e ribadisco che cado dalle nuvole, non so chi l’abbia fatto. Se lo sapessi non avrei problemi a dirtelo”.

Tra l’altro nel video appare una foto di Bertoncelli con in mano una bottiglia di alcol, quasi a far credere che sia alcolizzato. “Anche per questo motivo faticavo a credere che fosse opera di Riccardo – chiarisce la persona offesa -; lui sapeva benissimo che sono astemio e che quella era una foto fatta per scherzo”.

I due capiscono che qualcuno si è introdotto illegalmente nel profilo Facebook per postare il video e si mettono d’accordo per andare insieme alla Polizia postale per denunciare l’accaduto e sporgere querela. Nel frattempo il video viene cancellato. Non solo: sparisce anche il profilo Facebook e del filmato non rimane traccia.

Non è stato Riccardo a cancellarlo – assicura Bertoncelli -. Ci siamo sentiti telefonicamente venerdì 28 e gli ho fatto presente che non si trovavano più il video né la pagina. Anche in questo caso non sapeva nulla. Ed era molto arrabbiato. Proprio per questo voleva andare il prima possibile alla Polizia postale”. Come da cronaca, Rota non ci potè andare. Il suo corpo venne trovato la mattina successiva in casa, privo di vita.

Nel frattempo si inserisce un altro dettaglio misterioso. Lo stesso video viene pubblicato sul profilo Facebook di Fabio Felisatti, consigliere comunale della Lega a Ferrara. Il giorno dopo anche quel post sparisce. “L’ho condiviso anch’io”, conferma al telefono il consigliere. Da dove l’ha preso? “Al momento non riesco a rispondere”, aggiunge Felisatti, chiedendo di essere richiamato dopo due ore. Due ore dopo il telefono squilla a vuoto.

Lo stesso video è stato pubblicato, e rimosso, dal consigliere della Lega Felisatti

La vicenda ha sconvolto Bertoncelli, che conosceva il fondatore di Kaos Tv da quasi 40 anni. “Ci siamo conosciuti nel 1983, quando Riccardo con suo fratello aprì una delle prime videoteche a Ferrara. L’amicizia si è poi consolidata dopo il mio incidente nel 1985”. Bertoncelli perse l’uso delle gambe e Rota “si dimostrò una persona sensibile rendendosi disponibile ad aiutarmi”.

L’amico ha potuto contraccambiare quella disponibilità negli ultimi anni, quando è stato Riccardo ad aver bisogno di aiuto. “Mi chiamava spesso chiedendomi consigli e aiuto in merito a pratiche per contrassegno disabili, noleggio auto adattata, parcheggio riservato, rinnovo patente speciale, richiesta di ausili per deambulazione e cose simili”.

Bertoncelli era spesso ospite a casa Rota per “mangiare montagne di cappelletti”. Appena lo scorso 9 aprile “mi ha contattato per sapere le procedure per ottenere una carrozzina in quanto la sua deambulazione era fortemente peggiorata a causa del sovrappeso”. Quel giorno Bertoncelli si permette una punzecchiatura riguardo alle simpatie politiche dell’altro: “devi dire ai tuoi amici – è il testo dell’audio inviato via Whatsapp – che le persone devono essere rispettate tutte”. A chi si riferiva? “Al vicesindaco Lodi e compagnia bella”, spiega oggi Bertoncelli. E la risposta di Rota? Fu, sempre via audio, che “i miei amici si stanno comportando molto male. Son partiti bene, ma stanno razzolando male”.

I due si dovevano incontrare il prossimo 12 settembre “su sua insistente richiesta: aveva fissato la registrazione in centro a Ferrara di una puntata della sua trasmissione Kaos, invitandomi a parlare di disabilità motoria, in particolar modo sulle politiche adottate dalla mia amministrazione”.

Ma l’incontro tra i due amici non avverrà. Già oggi però Bertoncelli porterà tutta la documentazione in procura per denunciare quanto accaduto. Una delle ipotesi di reato riscontrabile è quella di accesso abusivo aggravato a sistema informatico, fattispecie perseguibile d’ufficio.

Lo faccio per lui – afferma Bertoncelli -, glielo devo, per tutto quello che è stato strumentalizzato alle sue spalle e a sue spese”.

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