Depistaggi e falsità di Stato. Dalla strage di Bologna al caso Almasri
“Nella complessità della memoria collettiva italiana, emergono ancora oggi fenditure profonde che rivelano l'ombra di una storia nascosta o volutamente dimenticata"
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La storica ex Drogheria Bazzi & Coloniali di piazza del Municipio ospita ora una nuova attività commerciale. Ferrara accoglie il nuovo “Brunch Republic”, catena specializzata nel brunch - format che propone piatti dolci e salati per la tarda mattinata o il pranzo
Pubblichiamo una lettera che ha inviato a Estense.com Massimo Bettoli. Bettoli aveva 20 anni quando, passando per la stazione di Bologna, rimase illeso dall’esplosione. Una grossa colonna di marmo, che oggi chiama “madre”, aveva impedito che diventasse una delle tante vittime della strage.
Dopo 40 anni Bettoli ha deciso di tornare in quel luogo. E alle 10,25, al fischio dei treni, finalmente ha pianto.
Sono passati 40 anni. Mai ero ritornato in questo luogo in questa data. Da 40 anni. Come per una sorta di pudore, di paura a lasciarsi andare alle emozioni. Meglio dimenticare o raccontare con distacco.
Perché quando tutto è successo ero lì, a pochi metri. Appoggiato alla grossa colonna di marmo che ora potrei chiamare madre. Che mi ha protetto e difeso da tutto quell’orrore distante pochi metri. L’emozione si è liberata qualche settimana fa, passandole quasi per caso vicino, alla mia colonna e per la prima volta fermandomi per toccarla. Quasi una carezza, un grazie.
E li, con la mia compagna, ho deciso che ci sarei tornato, il 2 agosto di 40 anni dopo. Il fischio o meglio il pianto dei treni alle 10,25 mi ha riportato ad allora, a tutto quanto è già stato raccontato, visto e descritto.
Io non posso dimenticare le tante urla soffocate sotto i miei piedi, urla disperate e lontane, urla alle quali non si poteva dare ascolto, perché troppe e più vicine erano le mani che chiedevano aiuto. Non posso dimenticare una piccola mano che non lo poteva più chiedere.
Quarant’anni dopo, alle 10,25, al fischio dei treni, ho pianto. Ho pianto e ho pensato a come sia stato possibile, per qualcuno, realizzare una simile nefandezza e per me, non avere pianto prima.
Mi piace pensare, osservando la foto che ho scattato, che il simbolo di quella giornata sia lì, dentro la curiosità di questa bimba che vuole avvicinarsi e giocare con la bandiera di un vecchio partigiano. Che la memoria dei dolori, dei mali e dei tragici eventi del passato venga tramandata alle nuove generazioni. Che la sana curiosità e la voglia di verità non cessino mai.
Massimo Bettoli
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