FameLab 2024: fa tappa a Ferrara il talent show per giovani scienziati
Arriva per la prima volta a Ferrara FameLab, il talent show della comunicazione scientifica dedicato a giovani ricercatrici e ricercatori under 35
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Tra qualche settimana verrà chiuso il Museo del Risorgimento e della Resistenza e saranno trasferiti in un magazzino tutti i cimeli che costituivano la parte espositiva del museo. Si tratta di materiale che sin dalla metà dell’Ottocento le famiglie ferraresi donavano a Municipio e Deputazione di storia Patria per eternare le gesta di quanti presero parte al Risorgimento e nel dopoguerra di quanti si impegnarono nell’antifascismo e nella Resistenza.
Al piano superiore di Porta Paola saranno invece spostati i documenti per consentire che ricerca e didattica proseguano. Il tutto pare in attesa che il museo venga collocato nella Casa della Patria in corso Giovecca, dopo un restauro che durerà certo alcuni anni.
Di fronte a questa prospettiva l’Anpi lancia un appello, facendo presente che il Museo del Risorgimento e della Resistenza è “un punto di riferimento importante per la città”.
Tra l’altro, sotto la guida di Antonella Guarnieri, il Museo dal 2014 al 2020 ha notevolmente incrementato il numero dei visitatori, praticamente raddoppiato paganti, arrivando a superare le 10000 presenze annuali.
Particolarmente importante è stata la presentazione di mostre temporanee e quelle nate dalla collaborazione con associazioni e privati come occasione di informazione e formazione didattico rivolte ai cittadini. Nel periodo sopra indicato hanno coinvolto sino a 13000 persone in un anno.
Il rapporto del Museo con la città è sempre stato particolarmente stretto e negli ultimi anni ha coinvolto un numero sempre maggiore di associazioni con proficue collaborazioni dall’Anpi, ai Partigiani Cristiani, all’Udi, ai Lions, all’Associazione dei profughi Giuliano Dalmati, ai sindacati, alle associazioni combattentistiche e a tanti, tanti privati cittadini.
Con la Prefettura la struttura è collaborato anche nell’allestimento di una mostra relativa alla I Guerra Mondiale. Da ricordare inoltre che molti privati cittadini hanno continuato in questi anni la secolare tradizione, che portò alla creazione del Museo nel 1903, di donare cimeli familiari e personali, oltre che libri e documenti.
Una menzione particolare merita il rapporto con le scuole: il Museo ha ospitato scuole di ogni ordine e grado. Avvicinare i bambini di sei anni alla storia è stato emozionante e di grande gratificazione intellettuale. Di grande interesse ed innovazione il lavoro con la scuola di primo grado Alda Costa che è culminato nel progetto regionale “La scuola in un clic” risultata poi tra i vincitori.
Particolarmente importante il lavoro con le scuole secondarie, coinvolte in lavori di ricerca storica ed in progetti in cui la storia della città viene sceneggiata e recitata partendo dallo studio della documentazione conservata negli archivi del Museo.
Sono stati attivati molti progetti con le scuole medie superiori (liceo classico Ludovico Ariosto, liceo scientifico Antonio Roiti, liceo statale Giosuè Carducci, con l’istituto Luigi Einaudi e altri). Ai progetti hanno partecipato molti studenti e insegnanti; progetti che erano innovativi e all’avanguardia per l’Italia. Pertanto è un Museo dove la cultura storica si è intreccia con il mondo delle professioni per migliorare, ampliare, approfondire, innovare, l’approccio alla storia.
“Per questi motivi – afferma l’Anpi di Ferrara – chiediamo di non chiudere (per anni) il museo ma di trovare una idonea e permanente collocazioni accessibile a tutti i cittadini, alle scuole, alla società civile”.
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