Comacchio
28 Luglio 2020
L'associazione scoraggia le intenzioni del consiglieri dem: "Forzatura inaudita su azienda di Comacchio che sopravvive a suon di deroghe". Italia Nostra: "Valutiamo un esposto alla Corte dei Conti"

Delta del Po, Legambiente: “Un emendamento Pd forza la caccia irregolare in Valle”

di Redazione | 3 min

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Comacchio. Legambiente torna a sollevare criticità sulla gestione della caccia in un’area delicata come quella del Delta del Po: dopo un calendario venatorio fortemente permissivo arriva un emendamento alla legge di assestamento di bilancio che forza sulla possibilità di caccia in zona contigua al Parco, avvallando una situazione di gestione con forti pressioni sulla fauna e su cui sono presenti ampi dubbi di illegittimità sia sul piano erariale che delle discipline delle aziende venatorie.

L’emendamento, già avallato in Commissione consigliare, arriva dai consiglieri Pd Marco Fabbri (già presidente del Parco Delta), Luca Sabatini e Marcella Zappaterra e “proroga – illustra Legambiente – di un altro anno il regolamento del Parco che disciplina la caccia nell’area contigua dello stesso, provando a consolidare la presenza di un’azienda faunistico venatoria paradossalmente non regolamentata nelle Valli di Comacchio”.

“Si tratterebbe – aggiungono gli ambientalisti – di uno strumento forzato e mai regolarmente autorizzato dalla regione Emilia-Romagna e dall’Ispra ai sensi delle varie norme in materia di caccia. Anche le dimensioni dell’area sono al di fuori di qualsiasi possibilità concessa, con un territorio di 6 mila ettari contro i 2 mila ammissibili dalle norme. Elevatissimo anche il numero degli appostamenti di caccia, con un impatto venatorio elevatissimo proprio in uno dei luoghi più importanti a livello nazionale e internazionale per la presenza di avifauna”

“Su questa ‘azienda’ sono stati segnalati da tempo anche in consiglio regionale dubbi di legittimità erariale, non comparendo nell’apposito elenco regionale e dunque con la forte preoccupazione che non abbia assolto al pagamento dei canoni di concessione, come sono tenute a fare le altre aziende. Il Comune di Comacchio era già stato invitato a regolarizzare la situazione dalla stessa Regione”.

“Si tratta di forzature illegittime che mettono fortemente a rischio la biodiversità di un’area unica come quella del Parco del Delta del Po. Un regalo alla lobby dei cacciatori comacchiesi con tutto il benestare e la complicità dell’amministrazione locale” sottolinea Legambiente, che chiede quindi all’Assemblea Legislativa di rigettare l’emendamento, che “si inserisce infatti in un quadro già fortemente lassista sulla caccia, a partire dal Calendario Venatorio 2020-2021 che non recepisce alcune disposizioni di Ispra, viola alcuni punti della Legge in vigore e già aveva risentito degli interventi del consigliere Marco Fabbri a sfavore di specie come la Pavoncella ed il Moriglione”.

“L’emendamento – conclude l’associazione – rappresenterebbe un ulteriore arretramento sulla tenuta dei temi ecologici nella Legge di assestamento di bilancio, che andrà al voto probabilmente martedì 28 luglio in Consiglio Regionale”.

Sulla questione interviene inoltre, per continuità territoriale, Italia Nostra Ravenna, secondo cui nel caso specifico leggi nazionali, leggi regionali e direttive europee sarebbero di fatto state “dimenticate. La situazione – spiegano i referenti – riguarda un’azienda operativa dagli anni Novanta e fu posta all’evidenza della Regione, che si impegnò a regolarizzarla, dando al Comune di Comacchio il tempo di farlo entro il 31 marzo del 2020. In dubbio, quindi, veniva posto anche lo stesso Regolamento approvato dal Parco, e quindi la caccia nelle Valli. Il Regolamento, tuttavia, non venne sospeso e ad oggi, nulla è stato disposto in merito”.

“Si aggiunga, caso probabilmente unico in Italia, che a disciplinare la caccia nelle Valli di Comacchio sia da sempre il Comune, tra l’altro disponendo l’assegnazione degli appostamenti fissi di caccia solo ai cacciatori di quel Comune ed introitandone, esso e non la Regione, i proventi versati. Tutto questo, tra l’altro, alla vigilia delle elezioni del nuovo sindaco di Comacchio. Italia Nostra – concludono – si riserva la presentazione di un esposto alla Corte dei Conti regionale, per richiedere le opportune verifiche su quanto sta succedendo”.

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