Lettere al Direttore
3 Luglio 2020

Elke Anders e Adriano Rubini, il ricordo di due grandi presidi

di Redazione | 3 min

Nel Natale di tredici anni fa, sulle colonne dei giornali piangevamo la scomparsa di Adriano Rubini, un preside che per noi è stato un “padre”. Accomunata dalla stessa terribile malattia, in queste ore ci ha lasciato la professoressa Elke Anders, che di Rubini è stata collaboratrice prima di diventare a sua volta preside delle superiori di Lido degli Estensi, Portomaggiore e Codigoro.

Due persone che sono state figure importanti per la realtà ferrarese, lui per la città, dall'”Einaudi” all’Unicef, lei per l’impulso che ha saputo dare a tante scuole della provincia.

L’impegno di Elke come insegnante e come dirigente è stato davvero militante: di un’onestà cristallina, era la prima ad arrivare in ufficio e l’ultima a spegnere la luce, con il profondo senso delle istituzioni di chi viene chiamato a svolgere una funzione pubblica e intende lasciare il posto che occupa in condizioni migliori di come l’ha trovato.

Un caschetto biondo che dal cuore della Germania, dalla Renania-Vestfalia, aveva trasferito nel Ferrarese la sua energia inesauribile, la voglia di migliorarsi, la capacità di insegnare, di trovare soluzioni, risorse umane ed economiche, rapporti con il territorio, persone disponibili ad impegnarsi per i giovani nelle sfide della vita. Elke è stata un dirigente a volte spigoloso, scomodo, poco incline ai narcisismi da passerella, un po’ perché inossidabile alla ruggine dell’ipocrisia, ma soprattutto perché donna che le cose le faceva davvero, senza limitarsi a parlarne.

Non gliene fregava niente dei monitoraggi, delle parole d’ordine eleganti, delle analisi sofisticate da convegno, le interessava che la scuola potesse servire in concreto a dare un’occasione, senza sconti o pietismi, a vincere un handicap, a colmare uno svantaggio, a realizzare il proprio sogno, ad accarezzare la bellezza di ciascuno, ad allestire uno spettacolo teatrale tra tante difficoltà e pochi spiccioli, a vedere nell’oscurità giorni più luminosi. E le danno ragione le parole di stima e di riconoscenza che in queste ore le indirizzano sui social tante ex alunne, colleghi, amministratori locali, genitori.

Ma nel contesto degli ultimi vent’anni, in mezzo a tanto populismo tragicomico, alla conflittualità Stato-regioni, a strampalate ricette pedagogiche e mode didattiche, è stato davvero difficile lavorare per una scuola che ricercasse l’equità sociale.

Elke per questo si è battuta. Con passione, sforzandosi persino di irrobustire il suo senso dell’umorismo (è gracilino perché sono tedesca non berlinese, amava dire) e di raffinare anche il suo italiano, fino a comprendere della nostra lingua le sfumature più sottili. Perché siamo il Paese delle polarità, nell’agire come nel parlare, siamo la terra di don Milani e don Ferrante, di Alberto Manzi e Ciriaco De Mita.

Perciò soprattutto con l’italiano dei ministeri e della burocrazia ha lottato con fatica il caschetto biondo di Elke, nativa di Germania, terra fierissima, luterana, mai romanizzata.

“In oculis te fero”, ti porto negli occhi, dicevano i latini per esprimere un profondo sentimento di affetto, di amore, di riconoscenza. Elke Anders e Adriano Rubini noi ce li ricordiamo camminare sottobraccio per le stradine acciottolate di Rocca San Quirico, come fosse ieri, parlando fitto fitto del presente e del futuro della “loro” scuola.

Grazie per averla fatta diventare anche la “nostra” scuola. Vi porteremo negli occhi, sempre.

Barbara Demaria

Francesco Bolelli

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