Portomaggiore
1 Luglio 2020
Tre giovani in somministrazione vengono messi alla porta. Raccolta firme dei dipendenti a favore dell'assunzione, sostenuta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs

Storie di ordinaria precarietà a Portomaggiore

di Redazione | 2 min

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Manifestazione di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs in piazza (foto di archivio)

Portomaggiore. Storie di ordinaria precarietà in provincia di Ferrara. Siamo nel punto vendita Coop Alleanza di Portomaggiore, dove tre giovani lavoratori sono stati lasciati a casa in quanto scaduto il loro contratto di somministrazione.

“Non una novità purtroppo nell’attuale mondo del lavoro” denunciano da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, vicini a questi lavoratori “lasciati a casa perché hanno raggiunto il numero massimo di contratti di precarietà in questa azienda e, così come prevede la legge, giustamente, avrebbero dovuto essere assunti a tempo indeterminato”.

Invece dell’agognata assunzione – attesa gli ultimi giorni di maggio, “quando l’aspettativa di vedersi riconosciuto l’impegno espresso nell’ultimo anno e con maggior coraggio e passione durante i mesi della pandemia si trasforma in delusione certa” riferiscono i sindacati – vengono messi alla porta, praticamente senza spiegazione.

“Nonostante i delegati del negozio abbiano richiesto ragioni di ciò, le risposte sono state evasive, ma nei giorni successivi sono stati assunti altri lavoratori con contratto di somministrazione” ripercorrono i segretari Maria Lisa Cavallini, Luca Benfenati e Giorgio Zattoni, che prendono posizione contro questa “sorta di ‘usa, professionalizza e getta’”.

A questo punto le lavoratrici e i lavoratori dipendenti della cooperativa hanno deciso di fare una raccolta di firme a favore della loro assunzione in quanto in quel negozio c’è veramente necessità di quei lavoratori, e di consegnarla poi ai delegati e di conseguenza alle tre organizzazioni sindacali di categoria.

Filcams, Fisascat e Uiltucs sostengono formalmente la richiesta e chiedono alla direzione aziendale che venga data una “prospettiva di stabilizzazione definitiva a quei lavoratori, motivata dal fatto che la necessità di personale non è venuta a mancare. Ad oggi nessuna risposta formale in merito”.

“Le lavoratrici e i lavoratori di Portomaggiore con questa presa di posizione dimostrano un senso di solidarietà sociale che è proprio dei lavoratori di una cooperativa” osservano Cavallini, Benfenati e Zattoni, specie perché “slogan e riconoscimenti alle lavoratrici e ai lavoratori per l’impegno profuso durante i mesi di lockdown, il lavoro e la persona posti al centro, dal codice etico della cooperativa insieme al rispetto delle regole, sono stati i leitmotiv di una azienda attenta ai propri dipendenti. Purtroppo però non sempre i fatti seguono le intenzioni”. E il caso di Portomaggiore ne è un esempio.

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