Lo scrittore Lorenzo Mazzoni riporta in libreria il suo personaggio più celebre: Pietro Malatesta, lo “sbirro anarchico”, protagonista di ‘Nero ferrarese’, il nuovo libro pubblicato da Pessime Idee Edizioni.
Nero ferrarese vede Malatesta alle prese con l’omicidio di un ragazzo appartenente all’estrema destra, freddato con tre colpi di pistola mentre era ‘infrattato’, in una notte d’estate, nei pressi della Casa del Boia. L’omicidio viene rivendicato dagli Spontaneisti Armati Combattenti, un gruppo che si rifà, tristemente, alle gesta dei Nar di fine anni Settanta.
Il romanzo è ambientato due anni dopo l’omicidio di Federico Aldrovandi, alla cui memoria il libro è dedicato, e seppur della vicenda si parli in secondo piano, la figura stessa di Malatesta è un modo per tributare uno status quo di sentire e di pensare di una cittadinanza che rivendicava (e rivendica) una ferraresità molto diversa da quella che, inizialmente, veniva pompata da certi ambienti malati di violenza endemica.
La storia vede una Ferrara che quasi non c’è più: la Lega è marginale sulla scena politica locale, la Spal (onnipresente in tutti i romanzi di Mazzoni dedicati a Malatesta) naviga in cattive acque; contrapposta all’immutabile città: zanzare, biciclette, bar di disperati lontani anni luce dalla vetrina del centro, zona Gad. E poi Ma’, l’anziana che fuma erba come se non ci fosse un domani, Reinalter, l’islamista nostrano che non parla l’arabo, giovani musicisti punk, giovani universitari, i mercoledì davanti a Settimo, pistolettate, attentati, azione, nebbia e malinconia.
Un libro che trasuda ferraresità, che ha il coraggio di rivendicare un’appartenenza politica, ma non partitica, e che rilancia il noir nostrano in una dimensione originale e unica.
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