Lettere al Direttore
25 Maggio 2020

Attenzione alle mascherine

di Redazione | 3 min

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In merito all’impiego di mascherine all’aperto, ma anche e soprattutto in locali chiusi o laddove vi siano troppe persone rispetto alle necessità cliniche di ricambio aereo/pro persona, mi sento di avvertire i cittadini italiani in merito alla sintomatologia che si manifesta quando rirespiriamo la nostra anidride carbonica (CO2), prodotto di scarto del metabolismo, e che rirespiriamo per forza, quando utilizziamo una maschera che copra bocca e naso, cioè le uniche vie di accesso al nostro apparato respiratorio, e prende il nome di iper-capnia.

Tale condizione è caratterizzata proprio dall’accumulo eccessivo di anidride carbonica nel sangue. La causa è da ricercare in anomalie a carico del funzionamento polmonare o cardiaco.

L’aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica nel sangue è generalmente indice di insufficienza respiratoria per inadeguata ventilazione alveolare e in questo caso è associata a ipossia. Portare la maschera sul viso diventa quindi un potenziale e grave elemento di ipoventilazione ed insufficienza respiratoria.

In caso di ipercapnia sono diversi i sintomi associati che si possono manifestare a seconda della gravità della condizione (associata a modificazioni dell’equilibrio acido base del sangue): si va dall’aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) o extrasistoli, difficoltà a respirare-respiro sentito come “corto”, arrossamento della pelle, spasmi muscolari, aumento della pressione sanguigna, mal di testa, stato confusionale, letargia, sonnolenza con sbadigli frequenti, fino ad arrivare a iperventilazione e disorientamento e perdita di coscienza. Nei casi più gravi può essere letale.

Più nello specifico, quando la pressione dell’anidride carbonica aumenta oltre i 60-75 mmHg si ha dispnea e alterazioni del battito cardiaco, quando invece arriva a 70-80 mmHg si va incontro a letargia e semicoma, a 100-150 mmHg si ha coma e morte.

L’anidride carbonica è un prodotto di scarto dei processi metabolici cellulari. Nei liquidi corporei si scioglie e forma l’acido carbonico, che durante l’espirazione, viene (o dovrebbe essere eliminato, impedito però se portiamo mascherina su bocca e naso) eliminato dai polmoni sotto forma di anidride carbonica. Se questo meccanismo diviene difettoso, l’acido carbonico determina acidosi respiratoria accumulandosi nel sangue. L’aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica nel sangue è generalmente indice di insufficienza respiratoria per inadeguata ventilazione alveolare e in questo caso è associata a ipossia.

Ripeto quindi di prestare molta attenzione a tale situazione, quindi a: mal di testa, aumento della frequenza cardiaca o sensazione di irregolarità nei battiti, ansia ed agitazione o eccessiva sonnolenza: sono sintomi di ipercapnia, che perdurando può portare a problemi ben più gravi sia del sistema nervoso sentrale (ictus, emorragie ed epilessie: per irritazione da ipossiemia ed ipertensione endocranica da dilatazione dei vasi cerebrali, come conseguenza dell’aumento della anidride carbonica nel sangue), che del cuore (sincopi, ischemie da ipossiemia, infarti miocardici).

Come medico non posso esimermi dal segnalare queste situazioni che, sempre più spesso, vengono riferite da commessi ed addetti a locali, che per troppe ore continuativamente indossano la maschera su bocca e naso. E non entro nel merito della utilità dei presidi suddetti rispetto alla trasmissibilità o meno di uno specifico virus (Coronavirus) , rispetto alla altra fora batterica e virale saprofita delle nostre bocca-naso-mani.

Spero di aiutare a prevenire fatti gravi che potrebbero verificarsi con l’impiego di questi presidi, la ipoventilazione, il caldo e l’umidità tipici del periodo.

Michele Veronesi

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