I fondatori Dino Cervellati e Tina Veroli con i figli Deanna, Donatella e Armando
di Giada Magnani
È l’ennesima vittima dell’emergenza Covid-19, ma la prima, e purtroppo non l’ultima, nel settore della ristorazione e dei bar. Si tratta dell’antica trattoria “Il cavallino bianco” di Filo, che dopo 65 anni tramandati di generazione in generazione, chiude i battenti.
Un’attività storica, che volta pagina e di cui resta il ricordo e l’apprezzamento per la qualità dei suoi menù, misti alla tradizione enogastronomica locale oltre che alla tipicità di prodotto. Una professione, un mestiere cui i fondatori dell’attività (nata nel 1955 ad opera di Dino Cervellati, della moglie Tina Veroli, che il 6 febbraio scorso ha compiuto 100 anni, e dei loro tre figli, Deanna, Donatella ed Armando, attuale proprietario dell’immobile che negli anni ‘60 fu anche sede delle scuole elementari del paese) hanno da sempre dedicato.
Un punto di ritrovo per i palati fini insomma, dove si poteva gustare di tutto, piatti a base di pesce, carne, selvaggina, ma la cui specialità erano la preparazione in tutte le salse di rane e anguilla.
Ne danno il triste annuncio gli attuali titolari, che, nonostante tanto amaro in bocca, hanno comunque la forza di alzare i calici, come ai vecchi ma bei tempi, stavolta però in segno di commiato verso la loro affezionata clientela.
Edy Bonora e Nadia Cervellati
“Il coronavirus – spiegano Edy Bonora e Nadia Cervellati che hanno gestito in società e sino alla fine il Cavallino Bianco – ci ha tolto tutto: il lavoro nostro e dei nostri dipendenti, nonché il nostro futuro. Con la sospensione di quasi tre mesi dell’attività dovuta all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, abbiamo subito grosse perdite, difficili, anzi impossibili da recuperare. Nessuno ci aiuta, ma i fornitori sono da pagare, le bollette e le tasse e i contributi pure. Prima di allora avevamo i frigo pieni di scorte, così come lo era la lista delle prenotazioni. Si festeggiavano compleanni, anniversari. Organizzavano eventi, ricorrenze, cerimonie, incontri, serate di musica e ballo, notti rosa e blu. Ma ora la sala è vuota e le dispense anche. Così non si può andare avanti: non ce la si può più fare. È come se il mondo all’improvviso ci sia crollato addosso. Perciò con grande rammarico – annunciano allargando le braccia – abbiamo preso questa dolorosa decisione”.
Ma nel loro cuore resta viva una speranza: “Che come l’araba fenice, il Cavallino Bianco risorga dalle sue ceneri”.
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