Lettere al Direttore
23 Maggio 2020

Omofobia: evitiamo anche le discriminazioni “al contrario”

di Redazione | 4 min

Il 17 maggio si è celebrata la “Giornata mondiale contro omofobia, bifobia, transfobia”.

Da un punto di vista generale, nulla da eccepire, anche se mi sarebbe piaciuto vedere la sinistra nostrana denunciare quei paesi (come i regimi che applicano rigidamente i precetti islamici) in cui si arriva a condannare a morte chi è “reo” di omosessualità.
Per quanto riguarda l’Italia, non mi sembra che attualmente omosessuali, bisessuali e transessuali abbiano di che lamentarsi: tutte le autorità (a partire dal Capo dello Stato) sono schierate contro ogni forma di discriminazione ai loro danni, tutti i media appoggiano le richieste delle associazioni Lgtb e chi osa dissentire viene “bollato” come un pericoloso retrogrado.
Certamente nella nostra società vi sono ancora parecchie discriminazioni: ma fra i discriminati (veri o presunti) mi pare che omosessuali, transessuali e bisessuali siano tra le categorie più tutelate, al punto che anche un rimprovero “normale” viene etichettato come atteggiamento omofobo.
Nel 2017, ad esempio, una nota esponente ferrarese del mondo Lgtb (come riportato dalla stampa) venne discretamente invitata a non tenere comportamenti inopportuni in spiaggia dai gestori di uno stabilimento balneare del Lido di Spina, come può accadere a chiunque, indipendentemente dal suo orientamento sessuale. Ma si scatenò il finimondo, al punto che il presidente della CESB (Cooperativa degli stabilimenti balneari) dovette intervenire dichiarando che era stato “sollevato un polverone per niente”. I titolari dello stabilimento assicurarono poi che da parte loro non c’era stato alcun intento discriminatorio ma avevano ritenuto di fare la cosa più giusta e corretta riferendo alla signora quanto era stato riportato da altri clienti, evidentemente disturbati da comportamenti ritenuti inappropriati, a torto o a ragione.
A proposito di discriminazione, mi  pare che oggi corrano il rischio di essere discriminati non coloro che urlano le proprie rivendicazioni ma coloro che non si allineano al “pensiero unico dominante”.
Ricordo che nel 2004  il mite Rocco Buttiglione non potè essere nominato Commissario UE per la giustizia, libertà e sicurezza in quanto aveva dichiarato di considerare “l’omosessualità un peccato ma non un crimine”. Buttiglione si  disse contrario ad ogni discriminazione e si appellò alla distinzione tra legge e morale affermando di avere il diritto di essere conseguente con i propri canoni morali purché il giudizio etico non avesse effetti legali né minasse i rapporti tra gli individui in quanto cittadini.
Le spiegazioni di Buttiglione, però, non servirono a nulla. Manifestare di avere un pensiero personale coerente con la dottrina cattolica gli costò “il posto”.
E nel 2013, come riportato da “Avvenire”, un ragazzo fu arrestato e condannato in Francia (la patria della “Liberté”…) perché portava una pericolosissima maglietta dell’associazione “Manif pour tous”, contraria alla legge francese che disciplinava il matrimonio fra omosessuali.
Che dire poi del musicista Povia, che dopo aver cantato al Festival di Sanremo 2009 la canzone “Luca era gay” è stato escluso da tutti i circuiti che contano per timore di contestazioni ed ha posto fine alla sua dorata carriera?
Se avesse cantato una canzone di segno contrario tutti lo avrebbero osannato e portato sugli scudi come un campione della lotta contro le discriminazioni.
Per concludere, ritengo che l’art. 3 della nostra Costituzione (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali) basti e avanzi.
Mi auguro peraltro che non si arrivi (come il “caso Buttiglione” insegna) ad effettuare discriminazioni  “al contrario” nei confronti di coloro che non si adeguano al pensiero Lgtb.
Rivendico pertanto il mio diritto di dissentire da tale pensiero e di affermare, ad esempio, che è giusto e naturale per ogni bambino avere una mamma e un papà e ad avere sull’aborto lo stesso pensiero di un intellettuale laico quale Norberto Bobbio, che riflette semplicemente l’insegnamento del diritto naturale.
Se poi un giorno qualcuno volesse condannarmi perchè sostengo tali affermazioni, sopporterò anche le conseguenze del mio coerente atteggiamento, perchè è facile conveniente inchinarsi agli “idola fori” del momento. Dovrò peraltro constatare con tristezza di vivere in una società in cui la “libertà di essere” funziona ormai a senso unico.
Ma non me ne pentirò, perchè, come diceva Ezra Pound, “se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui”.
Giorgio Fabbri
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