
(foto di Alessandro Castaldi)
di Davide Soattin
Quella di ieri è stata una giornata speciale per Eros Schiavon. L’ex centrocampista dei biancazzurri infatti, oggi alla Pro Vercelli dove indossa la fascia di capitano in Serie C, ha spento le 37 candeline.
Una festa di compleanno leggermente diversa da quelle degli anni passati per via del Coronavirus, a cui ha voluto prendere parte anche la redazione di Estense.com, con una chiacchierata esclusiva in compagnia dell’idolo indiscusso della tifoseria estense, tra presente e progetti futuri, con un’ampia parentesi sul momento attraversato dalla Spal negli ultimi mesi.
Innanzitutto, tanti auguri Eros. Come hai festeggiato questo insolito compleanno?
“Fortunatamente l’ho festeggiato bene. Di solito, in questo periodo della stagione, si giocano le ultime partite del campionato di Serie C, che sono sempre le più particolari e intense perché si decidono i verdetti. Quest’anno invece l’ho vissuto in famiglia e in tranquillità. Un momento davvero bello. Mia moglie e mia figlia mi hanno anche preparato una torta tiramisù con le fragole fatta in casa. Favolosa. E poi ho ricevuto un augurio bellissimo da Pietro Verri, il numero uno dei numeri uno. Lui ne ha passate tantissime e il messaggio era così bello che mi sono commosso. Abbiamo parlato anche del periodo difficilissimo e gli ho detto che come lui ha avuto la forza di rialzarsi dopo quello che è successo, ce la faremo anche noi”.
Come stai trascorrendo questo periodo in casa?
“Io sono a Ferrara con mia moglie e mia figlia. Sto seguendo un programma di lavoro che la Pro Vercelli ci fornisce di settimana in settimana, suddiviso tra lavoro atletico e forza, e lo sto seguendo secondo le restrizioni che ci sono state richieste. Per esempio, se devo fare i 300 metri, li faccio davanti a casa. Ciò che è più bello però è la possibilità di godermi la famiglia. La cosa straordinaria è il sorriso di mia figlia alla mattina. Lei si sveglia sempre molto presto. L’aspetto nel letto e faccio finta di dormire, solo per poter vedere la sua reazione. Insieme stiamo guardando tutti i cartoni animati che ci possono essere. Restare in casa è difficile, ma lo è di meno se ci si svaga con i film dedicati ai più piccoli. Ci suscitano sempre emozioni straordinarie”.
Prima di questa sospensione, come stavano andando le cose a Vercelli?
“Il nostro obiettivo è sempre stato la salvezza e per ora lo stiamo centrando, anche se c’è da lottare partita dopo partita per poter rimanere in categoria. La Pro può contare su una piazza storica legata al calcio e anche su un gruppo costruito su giovani di belle speranze, che hanno dimostrato di poterci stare in categoria. In più abbiamo mister Gilardino, che con la sua esperienza è riuscito a darci grandissimi insegnamenti. Penso che vederci in campo sia divertente. Dal canto mio, ho un altro anno di contratto e vorrei portarlo a termine fino alla fine, soprattutto per le soddisfazioni che vorrei ancora togliermi. Tentare di vincere un campionato è qualcosa di straordinario e vorrei fare provare l’entusiasmo di Ferrara a chi non l’ha mai vissuto”
A proposito di calcio giocato. Sei favorevole alla ripresa dei campionati?
“Sicuramente tanto passerà dalla commissione medica, che deciderà il da farsi. Poi la federazione deciderà se e quando sarà il momento più adatto per iniziare tutto quanto. Noi non vediamo l’ora di tornare in campo. Alla fine è il nostro lavoro e come tutti speriamo di tornare serenamente alla normalità della nostra vita. Prima però dobbiamo abbattere questo virus qua. La mia idea è comunque quella di tornare a giocare. Se ci sono le condizioni giuste, perché no? Magari si giocherà di sera, se il periodo sarà tra luglio e agosto. Sarà forse più spettacolare. Ma nessun problema, anzi forse le zanzare. Vabbè dai ci mettiamo l’Autan (ride, ndr)”.
Capitolo Spal. La salvezza è ancora raggiungibile?
“A mio avviso, tutto è ancora possibile. Credo fortemente nell’eventualità che la Spal possa riuscire a venir fuori da questa periodo particolare e da questa situazione difficile. A Parma ha vinto e portato a casa tre punti importanti, merito di Di Biagio che sembra aver dato nuova linfa al gruppo. Purtroppo il virus ha interrotto la continuità, ma non deve assolutamente essere uno stop. Penso che queste settimane vadano prese come l’opportunità per ricaricare le batterie al fine di portare Ferrara e la Spal fuori dalla zona retrocessione. Io ci credo ancora a questa salvezza e così devono fare tutti. Finché non c’è la matematica, bisogna crederci”.
Pensi che sia stato giusto esonerare Semplici?
“Nel calcio ci sono situazioni che vengono affrontate in questa maniera. Alla fine, non potendo trovare altre soluzioni, sei costretto a fare scelte per far si che le cose possano migliorare. Quasi sempre è l’allenatore a pagare il prezzo più alto. Personalmente mi dispiace tantissimo, Leo ha fatto tantissimo per me, per i miei compagni e per la città. Penso sia stata una decisione inevitabile. Si è deciso che bisognava cambiare da qualche parte e giustamente la società ha avuto questa idea. A Semplici non posso solo che far i complimenti. Mi ha portato a giocare in una categoria come la A, che sognavo da bambino. Lo stesso ha fatto con la Spal, fino a consolidare due anni in massima serie”.
Dall’esterno, quali spiegazioni dai al rendimento della Spal in campionato?
“Gli infortuni di inizio anno si sono rivelati essere abbastanza decisivi. La società aveva una serie di certezze sulla formazione che sono poi venute a mancare. Di conseguenza, si è stati costretti ad adattare altri giocatori in ruoli che non sono i loro. E questo in Serie A può costarti caro, ti puniscono al primo errore. Sì, ci sono state delle difficoltà, ma a Torino – non giocavo e ho deciso così di andare allo stadio per assistere alla gara con i granata – ho visto una Spal che ha avuto un grande coraggio e una grande voglia di vincere la partita. Quest’anno ci sono poi stati tantissimi episodi, penso ai rigori sbagliati. A volte le annate nascono storte ed è un qualcosa che ci sta nel mondo nel calcio, ma i ragazzi non devono mollare mai”.
Dopotutto, c’è una tifoseria pronta a sostenere sempre e comunque la squadra.
“Appena ho la possibilità, scappo e vado in curva con i ragazzi della Ovest. Mi diverto tantissimo e non vedo l’ora di ritornarci. Lo so che sarà lunga ancora da aspettare, ma appena gli stadi riapriranno tornerò a cantare, a ridere e saltare su quei gradoni. Unica nota negativa: saremo più vecchi, ma questo non toglie il grande amore che ho da sempre verso la Spal. Lì ho passato sette anni che sono stati indimenticabili e ho avuto l’opportunità di mettere su famiglia. Ferrara è una città che mi ha accolto con le braccia aperte. Una città straordinaria che mi ha dato importanti possibilità. E tutto il gruppo della promozione dalla C alla A la pensa in questo modo, non solo io”.
Capitolo futuro. Ti rivedi un giorno alla Spal, magari in veste di allenatore delle giovanili o di dirigente?
“Le strade sono tante. Per come sono io, mi sento più allenatore che dirigente. Quest’anno ho avuto tantissimi ragazzi giovani in squadra e siamo riusciti a instaurare un rapporto che mi è piaciuto. La cosa bella è che il distacco di età non lo sento da dentro lo spogliatoio. Non mi rendo conto che io ho 37 anni e loro 16: è bellissimo. Così come è stupendo vedere che i piccoli consigli che io riesco dare a loro, vengono sempre ascoltati. Se un giorno il presidente Mattioli dovesse alzare la cornetta per propormi un posto da allenatore delle giovanili sarebbe un pensiero che prenderei in seria considerazione. Un progetto che mi piacerebbe un sacco”.
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