Indiscusso
6 Aprile 2020

#io resto a casa, ma serve?

di Marzia Marchi | 3 min

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Dopo il mantra del lavatevi le mani e starnutite nel gomito ora quello del restate a casa. E siamo in casa da un mese tondo, senza vita sociale, culturale, economica. Dal 24 febbraio 3 regioni e poi dal 9 di marzo tutta l’Italia. Ora, a norma di legge, io non posso più uscire se non per fare la spesa e devo aggirarmi col cane nei 200m di vicoli angusti intorno a casa per non fare l’untrice di qualcosa che non saprò mai se ho – visto che potrei essere un’asintomatica – incontrando anche quattro o cinque persone nei 2 metri di ampiezza delle strade che sono costretta a frequentare visto che lo spazioso sottomura, a due passi da casa mia, è interdetto!

Gli spazi ampi e verdi chiusi e le strade, spesso strette e sporche, ovviamente accessibili. E già questa regola mi suscita un inevitabile interrogativo…

Come si veicoli il virus non è chiaro a nessuno e figuriamoci se posso avere io le risposte. Ma le domande, quelle si, me le pongo!

La prima: perché ci sono luoghi in cui il virus imperversa più che in altri, quando le misure sono le stesse da un mese per tutta Italia?

La seconda: perchè ci sono poveri anziani reclusi da un mese nelle case di riposo senza potere vedere i parenti e lì il virus dilaga e miete vittime più che nelle case private?

Un’altra domanda: perché le persone più a rischio, ovvero i sanitari e le forze dell’ordine, che ci devono assistere o curare non sono stati i primi ad essere protetti e continuamente monitorati?

E perché non si indaga sul fatto gli ospedali sono il luogo primario di trasmissione del virus, tenendo conto che anche prima del Covid 19 imperversavano le cosiddette infezioni ospedaliere. Vedi

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=48352

(“La lista è divisa in tre categorie a seconda dell’urgenza della necessità di nuovi antibiotici: priorità fondamentale, elevata e media. Il gruppo più importante include batteri resistenti a più farmaci che rappresentano una particolare minaccia in ospedali, case di cura e tra i pazienti la cui assistenza richiede dispositivi come ventilatori e cateteri.
Tra questi figurano Acinetobacter, Pseudomonas e vari componenti della famiglia delle Enterobacteriaceae (tra cui Klebsiella, E. coli, Serratia e Proteus). Possono causare infezioni gravi e spesso mortali come infezioni del flusso sanguigno e polmonite). Ancora: perché abbiamo massacrato settori produttivi da cui dipende la vita di forse qualche milioncino di persone, come piccoli artigiani, ristoratori, fioristi, agricoltori, pescatori e lasciamo funzionare le fabbriche che producono i famigerati cacciabombardieri F35 (https://ilmanifesto.it/paese-chiuso-fabbriche-darmi-aperte/)?

Non ho finito. Perché, anche nei momenti di dramma come questo, c’è qualcuno che specula sul dolore e sulla sofferenza dei più deboli, all’interno del nostro mondo politico e di quelli europeo, e all’interno del mondo economico-finanziario a livello globale?

Infine davvero : perché tutti non ci chiediamo cosa abbiamo sbagliato, come umanità, per arrivare a farci mettere in crisi da un minuscolo ignobile virus mentre aspiriamo a conquistare lo Spazio?

Un po’ di risposte mi aleggiano nella testa, ma intanto sarei contenta se si disseminassero queste domande, tanto quanto il virus.

Se non ci interroghiamo sul perché delle cose e di questa cosa in particolare, non sapremo mai trovare le risposte adeguate né ora né dopo.

Chiusi in casa per sempre non potremo certo restarci, perché a quel punto non si chiamerà più “emergenza Covid19” ma con un’altra ancor più triste parola.

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