Tra i tanti drammi prodotti dall’emergenza Covid-19 c’è l’ulteriore rischio che aggrava la vita delle donne che subiscono violenza maschile all’interno della famiglia. Donne in questi giorni costrette in case che, per via delle misure di contenimento dell’epidemia, assomigliano a prigioni. Senza neppure la possibilità di chiedere aiuto.
Un allarme lanciato dalla Cgil Emilia-Romagna alla luce del fatto che “diversi centri antiviolenza nazionali e del nostro territorio regionale segnalano, al momento, un preoccupante calo delle richieste di aiuto. Telefono Rosa evidenzia che, rispetto allo stesso periodo del 2019, le telefonate sono diminuite del 55,1% e non certamente perché il fenomeno della violenza sia così drasticamente in calo, quanto piuttosto perché, nell’isolamento casalingo, il controllo sulla donna maltrattata da parte del partner violento diventa totale. Le possibilità di uscire dalle situazioni violente per le donne e per i loro bambini, diventa inoltre, in questa fase di restrizione della mobilità, ancora più difficile”.
I Centri antiviolenza lanciano un ulteriore allarme circa la loro attuale difficoltà operativa a fronte della chiusura delle loro sedi, della carenza delle case rifugio e dell’assenza di dispositivi di sicurezza al loro interno, dovuti all’insufficienza e alla lentezza dei finanziamenti.
La Cgil dell’Emilia-Romagna ribadisce l’urgenza del problema e sollecita il Governo nazionale e la Regione Emilia-Romagna a procedere velocemente al riparto dei finanziamenti ai Centri Antiviolenza: 30 milioni di euro previsti per il 2019 e ulteriori risorse per il 2020, oltre a quelle straordinarie indicate di recente dalla ministra delle Pari opportunità Elena Bonetti. È comunque fondamentale che le donne vittime di violenza sappiano che le case rifugio sono attualmente aperte e che è sempre attivo un numero nazionale 1522, gestito da Telefono Rosa, a cui appellarsi per avere risposte immediate.
La Cgil Emilia-Romagna in questa inedita e delicata situazione, oltre alle necessarie iniziative messe in campo per la prevenzione e cura della salute di cittadine e cittadini, per la tutela del reddito di lavoratrici e lavoratori, rivendica la necessità di non dimenticare la questione della violenza sulle donne, che troppo spesso esita tragicamente in casi di femminicidio.
“Per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne tutti i soggetti del territorio devono lavorare in sinergia: istituzioni, forze dell’ordine, associazioni e sindacato” è la chiosa della Cgil, con “l’impegno di diffondere e condividere attraverso le nostre pagine web il numero 1522 e quelli dei Centri antiviolenza presenti nei territori, al fine di sostenere e sollecitare le donne vittime di violenza ad uscire da questa inumana condizione”.
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