Copparo
26 Marzo 2020
Venticinque i feretri destinati all'impianto crematorio cittadino, il sindaco Pagnoni: "Dolorosa incombenza, non ci si abitua a questo strazio"

A Copparo l’ultimo saluto a nuove vittime bergamasche

di Redazione | 2 min

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di Giuseppe Malatesta

Copparo. È l’impianto crematorio copparese ad accogliere stavolta la maggior parte dei feretri proventi dalla provincia di Bergamo, territorio con il più alto numero di casi mortali riconducibili al contagio da Covid-19. Cinque dei nove camion arrivati nel primo pomeriggio da Seriate hanno infatti trasportato 25 bare verso Copparo, mentre altre 20 venivano destinate alla Certosa del capoluogo.

Bare semplici, contrassegnate da nomi e cognomi di chi non ce l’ha fatta e non ha potuto contare neppure sull’ultimo saluto dei propri cari. Nomi scritti con un pennarello nero, affiancati da un numero progressivo che rende l’idea del dramma che sta sconvolgendo la provincia lombarda, e che gela il sangue. Ad accogliere il convoglio il sindaco Fabrizio Pagnoni, affiancato dal comandante della compagnia dei Carabinieri di Copparo Giorgio Feola e da don Daniele Panzeri che ha offerto la sua benedizione delle salme.

“A soli quattro giorni di distanza – commenta Pagnoni – abbiamo accolto le salme di altri 25 cittadini bergamaschi, una nuova dolorosa incombenza che testimonia come il numero delle vittime di questa pandemia è purtroppo tuttora molto elevato e che i nostri ‘fratelli’ di Bergamo hanno bisogno anche del nostro aiuto”.

“Tutta Copparo si stringe attorno al dolore delle famiglie colpite ed è desiderosa di fare la sua parte. Anche stavolta – aggiunge il sindaco – l’arrivo dei feretri è stato un momento straziante da vivere, non ci si può fare l’abitudine. Ringrazio con affetto Don Daniele Panzeri ed il maggiore Feola per aver condiviso con me anche in questa occasione questo pesante fardello”.

Le cremazioni delle 25 salme saranno portate a termine entro la fine della settimana, mentre le ceneri dei feretri cremati nei giorni scorsi sono state già restituite alle famiglie”.

 

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