Morti sul lavoro, Ferrara tra le province più sicure dell’Emilia-Romagna
Nella fotografia degli infortuni mortali sul lavoro in Emilia-Romagna nei primi dieci mesi del 2025, Ferrara si distingue come una delle realtà più virtuose
Nella fotografia degli infortuni mortali sul lavoro in Emilia-Romagna nei primi dieci mesi del 2025, Ferrara si distingue come una delle realtà più virtuose
Li hanno visti sotto i portici della Coop di via Modena. Hanno bloccato l'auto in mezzo al parcheggio e sono scesi di corsa. Erano in tre. Uomini di circa 35 anni. Corrono verso due persone, maschi di circa 25 anni. Uno di questi due capisce subito le intenzioni del gruppo e corre verso il supermercato, rifugiandosi al suo interno
Perché un attimo prima non c’è niente (per l’uomo) e un attimo dopo appaiono, sono vivi, si muovono, mangiano, piangono, ridono, fanno la cacca e altre mille cose: non puoi fuggire, li devi accudire ed assistere, robe da matti…
Ci vorranno almeno sessanta giorni per il deposito degli esiti dell'autopsia e dei test tossicologici eseguiti ieri (lunedì 1° dicembre) sul 27enne Juda Eniezebata, il giovane di nazionalità nigeriana che mercoledì (26 novembre) sera, dopo essere uscito dalla caserma dei carabinieri di via del Campo, dove poco prima era stato sottoposto a un controllo, è stato stroncato da un malore
Ferrara perde una posizione nell'ultima classifica sulla Qualità della Vita, redatta dal Sole 24 Ore, e si piazza al 52° posto su 107 province italiane
A volte per credere bisogna vedere…
Nei giorni scorsi a Copparo, come del resto a Ferrara, sono arrivate le salme da Bergamo.
Mi sono messo nei panni di parenti e amici di queste persone, che non hanno potuto nemmeno vedere i propri cari in punto di morte e di quei poveri esseri umani che hanno sofferto in solitudine prima di lasciarci. Ho provato grande tristezza in questo frangente.
Ricordo però a tutta la comunità Ferrarese e Copparese che il vero dramma è tutti i giorni dal mese di febbraio a questa parte e non solo quando arriva a casa nostra.
Siamo sconvolti da quello che sta accadendo: le nostre abitudini, i nostri contatti, il nostro lavoro, la storia di ognuno di noi sarà per sempre turbata.
Siamo disorientati, lo si vede anche da certi comportamenti che abbiamo in questi giorni…
Permettetemi però una riflessione: quando usiamo la parola Resistere, legata a questo tipo di situazione, ci vuole più cautela.
Senza dubbio il personale sanitario, le forze dell’ordine, i volontari e tutte quelle persone in prima linea stanno resistendo, ma noi?
Resistere è una parola che si scrive con la R maiuscola e la usavano coloro che per l’ordine costituito del tempo prima erano briganti, poi ribelli ed infine Partigiani nella guerra di resistenza.
Vivevano al freddo, vivevano lontano dagli affetti più cari, la paura era la loro compagna di viaggio, paura di essere trovati e uccisi dai vigliacchi nazifascisti.
A noi dicono che dobbiamo rimanere in casa con tutte le comodità del caso: riscaldamento e camino accesi, cibo e bevande, internet, tablet, smartphone, televisione, Sky, netflix, X box, e chi più ne ha più ne metta.
Sinceramente parlando, a me non sembra di fare molta fatica, anzi, per piacere, usiamo un altro termine per dire che dobbiamo rimanere in casa: reggere, sopportare, tollerare, ma non Resistere, davvero offendiamo quei poveri giovani morti per rifare l’Italia e anche chi, in questi momenti, sta resistendo davvero.
Grazie e #sopportiamoincasa
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