Attualità
24 Marzo 2020
Cgil, Cisl e Uil chiedono anche un chiarimento alle Ausl: il personale positivo se asintomatico può lavorare?

Coronavirus. I sindacati chiedono tamponi agli operatori sanitari

di Redazione | 3 min

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I sindacati della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil tornano a chiedere una campagna dedicata alla tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità regionale.

Dopo sei giorni dalla loro petizione – “Tutelare la salute di chi lavora in sanità per tutelare la salute della popolazione”, che ha abbondantemente superato le 20.000 adesioni (è ancora possibile firmare su http://chng.it/nhtXT4Xh) – Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl tornano a bussare alla porta della Regione Emilia-Romagna.

“Stiamo ancora aspettando che qualcosa si muova – dicono -, mentre cresce la nostra preoccupazione per la salute di chi lavora e cresce anche la tensione del personale delle Aziende sanitarie per la poca chiarezza con la quale vengono gestite le situazioni dopo lo sviluppo di nuove positività”.

Le sigle sindacali fanno presente che la Regione ha inviato alle aziende sanitarie un documento “che contiene a nostro avviso un grave errore di lettura e una grave contraddizione della normativa vigente”. L’indicazione che viene fornita è di far andare al lavoro il personale Covid positivo nel caso sia asintomatico. “Test per screening: tampone per screening periodico con cadenza quindicinale a tutti gli OS operanti in aree covid-19 al fine di definire le dimensioni delle forze lavoro in campo, nell’ottica di proporre, su base volontaristica, la ripresa del lavoro ai soggetti positivi ma asintomatici”, c’è scritto nel secondo capoverso a pagina 2. “Specifichiamo – fanno presente Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – che l’art 7 del D.L. 9 marzo 2020 n.14 “Speranza” dice che gli operatori sospendono l’attività nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per Covid-19”.

Inoltre, nel documento mandato alle Ausl, si dovrebbe modulare differentemente la tutela della salute degli operatori del sistema sanitario regionale a seconda che siano in zone ad elevata, moderata o massima diffusione, effettuando, in maniera differenziata, i tamponi sia per numero che per tempi.

Sono passaggi che richiedono chiarimenti immediati – sostengono i sindacati -, perché vorremmo capire la paternità di una scelta per noi assolutamente incoerente e contraria alla tutela della salute e alla normativa vigente. Di conseguenza, si rende necessario un incontro per ridefinirne i contenuti”.

“Per noi la salute di un medico, di una infermiera, di un OSS o di un qualunque altro operatore sanitario ha lo stesso valore da Piacenza fino a Rimini, e i protocolli di prevenzione e tutela della salute su chi lavora devono essere uguali per tutti – concludono -. Poca lucidità, questa è la nostra valutazione, in un periodo molto complesso nel quale la questione primaria della salute del personale sanitario, evidenziata ormai da tutti, rappresenta la centralità della lotta a questa emergenza. Dalla Regione Emilia-Romagna ci aspettiamo un costante confronto con le rappresentanze dei lavoratori, non indicazioni unilaterali. Non ci tireremo indietro di fronte alla salute di chi lavora e di chi usufruisce dei servizi così come non lo stiamo facendo a livello nazionale”.

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