In questi giorni in cui, per capire la diffusione (e di conseguenza la neutralizzazione) del virus esperti si susseguono, si sovrappongono, si rincorrono e rincorrono formule matematiche, modalità di spostamento, zone geografiche mi sorge una domanda: e se la risposta fosse (anche) altrove?
Le scelte politiche non sono mai fini a se stesse, presuppongono, come conseguenza, anche scelte di futuri stili e modi di vita. E mi dico: se ci fosse un legame tra la diffusione del virus in certe zone e le scelte/preferenze politiche? Certo se fossi un cattolico, tipo credente integralista, la spiegazione sarebbe fin troppo semplice: la madonna di Medjugorie ha voluto punire maggiormente quelle popolazioni per nulla solidali, egoistiche, che hanno abbandonato la “parte debole” dell’umanità, che ha lasciati soli in mezzo al mare coloro che fuggivano dal dolore e dalla miseria, che si è tappata le orecchie per non sentire la loro richiesta in d’aiuto. Ho voluto punirli obbligandoli al ruolo di bisognosi e isolati; negando loro la possibilità di muoversi, dirigersi verso una salvezza, verso posti e mondi migliori. Ha voluto far loro capire come ci si può trovare ad essere “bisognosi” con qualcuno che ti da una mano dall’altra parte del mondo.
Purtroppo continuo a non credere né nella madonna né in un dio o in qualcuno che tiene i nostri fili da chissà dove. Ma, proprio perché continuo a credere nella ragione, non posso non vedere comunque un legame fra ciò che succede ed è successo in certe regioni d’Italia e le scelte politiche. E non posso pensare che il virus sia proliferato e moltiplicato lì dove, in nome dell’interesse egoistico e personale, è passato in secondo piano l’interesse e il bene collettivo. E per qualche giorno in più di “arricchimento fatuo” si è arrivati a sacrificare (certo inconsapevolmente) vite umane.
Oggi, la mia speranza è che, seppur feriti e decimati, prima o poi ne usciremo. Ma spero anche che la mia gente capisca la lezione e che quello che per secoli è stato il laborioso e solidale popolo delle terre padane abbia capito il senso di ciò che è accaduto; che la nostra terra torni a chiamarsi “pianura padana” e non “padania” e ancor meno “salvinia”, che torni ad essere una terra accogliente per tutti coloro che ci vivono o ci arrivano in cerca di aiuto e lavoro. Che le scelte di vita (conseguenze di quelle politiche) chiudano già da ora le porte al covid 21-22… E poco importa se guadagneremo un po’ meno e se dovremo dividere o fare a meno di qualcosa.
La mia speranza è che la nostra gente capisca quello che, molto prima di me, un grande della letteratura ha per tutti noi scolpito in un romanzo: “ogni morte nell’umanità mi diminuisce, perché io sono compreso in essa. Quindi non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te”.
Gabriele Caveduri