“Siamo tre italiani della provincia di Ferrara bloccati a Cuba per coronavirus”. Inizia così la lettera che tre ferraresi hanno inviato alla Farnesina dai Caraibi. Partiti in tempi ancora non sospetti, dopo il dilagare del contagio in Italia e il decreto di Conte del 9 marzo, i tre turisti si sono visti annullare il volo di ritorno per quanto riguarda lo scalo, nella tratta da Madrid a Bologna.
Loro sono tre amici. Andrea Giovanelli, 59 anni, designer d’arredo artigianale residente ad Argenta; Michele Mazzolenis, 54 anni, lavoratore del petrolchimico ed ex segretario generale della Uiltec Uil; e Raffaele Patimo, architetto di 51 anni.
Nella missiva indirizzata via pec al Ministero Affari Esteri spiegano che, dopo l’annullamento del volo di rientro, “ci siamo recati prontamente presso gli uffici di Iberia all’Avana dove ci hanno proposto, come prima e unica alternativa possibile, il rientro diretto Avana-Bologna via Madrid per il 16 aprile. Nella stessa giornata ci siamo recati all’ambasciata italiana a l’Avana per cercare aiuto; purtroppo non ci hanno nemmeno fatto entrare e non eravamo i soli”.
Per quella data però scadrà il loro visto turistico. “Ci è stato detto che avremmo dovuto acquistare una sorta di bollo presso gli appositi uffici all’Avana – riprende il racconto della loro disavventura -. Dovevamo inoltre estendere la polizza assicurativa obbligatoria a copertura di infortuni e malattie oltre la data del 18 marzo, data in cui era stato fissato il rientro. In considerazione degli sviluppi del coronavirus in Spagna, in particolare a Madrid, dopo alcuni giorni di assoluta incertezza, abbiamo optato per rientrare alla prima data utile propostaci da Iberia”. Appunto il 16 aprile: un volo senza scali dalla capitale cubana a Bologna: “troppo rischiosa la situazione nell’aeroporto di Madrid”.
Intanto però a giorni il loro visto scadrà e la pandemia coronavirus è in crescita anche sull’isola. Un paio di giorni fa si è registrato il primo decesso da Covid-19 a Cuba. Si tratta di un cittadino italiano di 61 anni. Al momento i casi positivi sono appena poco più di 10, ma l’informazione locale e i social – a detta dei tre ferraresi oltreoceano – soffiano sul fuoco della paura, “alimentando esponenzialmente questa intolleranza e discriminazione”.
“Ciò sta producendo una crescita dell’ostilità verbale e fisica nei nostri confronti da parte dei Cubani – confermano Andrea, Michele e Raffaele -, additandoci come i portatori del virus”. E questo “nonostante nei primissimi giorni del nostro viaggio siamo stati sottoposti a prelievo di sangue e a visite periodiche da parte delle autorità mediche locali”.
A questo punto ecco l’appello al dicastero di Di Maio: “Il pericolo che stiamo correndo è quello di ritrovarci senza coperture burocratiche e assicurative, tali da consentirci un rientro in Italia senza rischi per la nostra salute, ancora ad oggi in buone condizioni. Vi chiediamo di attivarvi al fine di garantirci prima di tutto il diritto alla salute nell’epoca della pandemia da coronavirus, anche nei tempi convenuti con la compagnia aerea”.
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