Attualità
17 Marzo 2020
L'Ateneo estense si adeguato subito allo svolgimento di tutte le sue attività in modalità online dalla didattica ai quotidiani servizi amministrativi

A Unife oltre 300 dipendenti lavorano in smart working

di Redazione | 4 min

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#UnifeRestaOnline #TuRestaACasa. Questo il messaggio che l’Università di Ferrara lancia a tutte le sue studentesse, ai suoi studenti, alla comunità universitaria tutta e alla città. Perché l’Ateneo sin dall’inizio dell’emergenza Covid-19 si è attivato per lo svolgimento di tutte le sue attività in modalità online da quelle didattiche (lezioni, esami e lauree), alla regolare prosecuzione dei quotidiani servizi amministrativi.

Sono 318 le lavoratrici e i lavoratori su un totale di circa 490 dipendenti del personale tecnico amministrativo a oggi in smart working a Unife. Un numero in costante crescita, man mano che nei vari casi vengono organizzate le attività e le risorse tecnologiche necessarie.

Fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, Unife ha garantito la modalità di lavoro agile a gran parte del personale tecnico-amministrativo, in linea con i provvedimenti governativi che ne hanno incentivato l’applicazione nelle amministrazioni pubbliche.

Le misure messe in campo hanno assicurato la continuità dei servizi, in primis il regolare svolgersi delle attività didattiche e dei servizi a distanza, garantendo da subito la tutela della salute del personale dipendente attraverso la riduzione della mobilità territoriale e il sostegno in termini di conciliazione vita-lavoro.

Prima del Dpcm, in collaborazione con le rappresentanze sindacali, la governance dell’Università di Ferrara ha lavorato per consentire l’accesso al lavoro agile in forma straordinaria a un numero elevato di dipendenti, che ha raggiunto circa il 10% del totale del personale. Nella prima settimana d’emergenza, alla fine di febbraio, le persone in telelavoro nell’Ateneo erano 52. Di queste, 41 sperimentavano questa modalità lavorativa per la prima volta. Il numero è gradualmente salito a 77. Il personale Unife che ha potuto accedere al telelavoro è stato, oltre ai residenti in “zona rossa” o in Regione Veneto, quello con necessità legate alla chiusura dei servizi pubblici per la cura dei figli minori e degli anziani in strutture diurne oppure in possesso di certificazione medica attestante patologie che lo rendano maggiormente esposto al contagio o che usufruisce dei permessi di cui alla Legge n. 104/92 nonché tutti i dipendenti che si avvalgono di servizi pubblici di trasporto per raggiungere la sede di servizio.

Dopo il Dpcm 11 marzo, la possibilità è stata estesa a tutto il personale Ta, fatta eccezione per le “attività indifferibili in presenza” e per il personale sanitario impegnato nelle strutture, per cui vigono disposizioni apposite.

Un risultato raggiunto perché a Unife il telelavoro è da tempo opzione percorribile grazie al fondamentale supporto del Comitato unico di garanzia e del Consiglio di parità dell’Ateneo, della prorettrice delegata alle Pari opportunità e alla disabilità, degli uffici competenti e delle rappresentanze sindacali.

Già nel 2012, l’Università di Ferrara ha avviato le prime attività per l’applicazione del telelavoro, dapprima in via sperimentale e successivamente strutturale, dotandosi di un apposito regolamento.

L’Ateneo ferrarese è stato tra i primi firmatari dell’accordo che lo inserisce nel network del Progetto VeLa (VEloce, Leggero, Agile: Smart Working per la PA) e siede al tavolo di coprogettazione della Regione Emilia-Romagna, pioniera e leader in tema di smart working, per la condivisione di buone prassi.

Per questi motivi l’Ateneo ha potuto mettere in atto nell’emergenza misure capaci di recepire in tempo reale le ordinanze normative nazionali e regionali in termini di conciliazione tempi di vita-lavoro e di tutela della salute, grazie anche alla digitalizzazione dei processi e dei servizi ai fini del miglioramento organizzativo già messa in atto dal 2016.

“Secondo le indicazioni contenute nelle linee guida del dipartimento della Funzione pubblica, la missione istituzionale di ogni Amministrazione pubblica è la creazione di valore pubblico – spiega Enrico Deidda Gagliardo, ordinario del corso di Performance, anticorruzione e valore pubblico -. Si genera valore pubblico quando si preserva e si migliora il livello di benessere dei cittadini a partire dalla cura della salute delle risorse degli enti. Proprio in questi giorni si materializza con forza il concetto: per difendere la salute dei cittadini occorre rinforzare le fila di medici e infermieri delle strutture sanitarie ed ampliare le strumentazioni necessarie, anche per tutelare questi eroi civili; per garantire la continuità didattica delle Università secondo le nuove modalità digitali occorre migliorare la qualità delle risorse e delle competenze digitali per i docenti e preservare la salute del personale tecnico amministrativo, cercando forme innovative e agili per consentire l’erogazione del servizio pubblico anche da casa”

E conclude: “Dentro ogni crisi vi sono i semi delle opportunità, per chi li sa coltivare. Dall’emergenza organizzativa occorre passare alla progettazione, all’applicazione e al monitoraggio di soluzioni strutturali che consentano di migliorare la salute organizzativa delle amministrazioni a partire dal miglioramento del benessere delle proprie lavoratrici e dei propri lavoratori. Unife lo ha già fatto costituendo già lo scorso anno un Gruppo di lavoro per la disciplina del lavoro agile (smart working) composto da personale rappresentante di organi e strutture a tutela del personale tecnico- amministrativo dell’Ateneo”.

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