Attualità
7 Marzo 2020
Nuova inchiesta sull'utilizzo improprio dei fondi. L'inviato della trasmissione nell'Alto Ferrarese per fare chiarezza

“Le Iene” smascherano i “furbetti” della ricostruzione post-sisma

di Redazione | 3 min

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Costi al metro quadro decuplicati, ruderi del 2011 trasformati in ville e altro ancora. Nella nuova puntata delle Iene andata in onda il 5 marzo prosegue l’inchiesta dell’inviato Alessandro De Giuseppe sui “furbetti della ricostruzione” post-sisma. Dopo il servizio andato in onda in dicembre nella zona di Bologna, l’attenzione della trasmissione si è spostata sull’Alto Ferrarese e sulla provincia di Modena.

L’inviato ha incontrato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, con l’intento di fare chiarezza sui tanti dubbi legati all’utilizzo dei fondi pubblici e su chi avrebbe approfittato per ottenere finanziamenti non dovuti (ad esempio per immobili già danneggiati prima del terremoto) o dovuti per importi decisamente inferiori (come nel caso di progetti di ricostruzione con costi al metro quadro ben superiori ai valori di mercato). “Stimiamo in circa un miliardo l’erogato non dovuto”, ha dichiarato il centese Marco Mattarelli del Comitato Verifica Ricostruzione, che poi ha indicato fra i responsabili gli stessi tecnici (geometri e architetti) che hanno elaborato i progetti di ricostruzione. “Il tecnico – sostiene Mattarelli – prende il 10% del progetto”, facendo intendere che al crescere del valore della ricostruzione lievita anche il compenso. Numerosi gli esempi riportati nella trasmissione e portati anche all’attenzione del presidente Bonaccini, che ha assicurato verifiche: “Se qualcuno si è reso protagonista di non rispetto delle norme, questo deve pagare”.

Dopo il servizio delle Iene, i parlamentari del MoVimento 5 Stelle Stefania Ascari, Davide Zanichelli e Alberto Zolezzi vanno alla carica. “Il MoVimento 5 Stelle ha evidenziato da tempo come i finanziamenti pubblici per la ricostruzione in Emilia potessero fare gola a molti – spiegano i portavoce M5S alla Camera – compresi coloro che non rispondono ai requisiti. Ricordiamo che i danni agli edifici dovevano essere causati dalle scosse sismiche del 20 e del 29 maggio 2012 e che tali strutture dovevano essere usate prima del terremoto”. Usi diversi, come detto, sarebbero emersi durante il servizio televisivo. “L’ex assessore regionale Palma Costi ha sostenuto che si tratta di ‘alcune centinaia di pratiche portate alla magistratura e per le quali sono stati revocati i contributi’ – ricordano i parlamentari pentastellati – ma eviteremmo di farne una discussione quantitativa. Fosse l’unico caso accertato quello confermato dal Tribunale di Ferrara sarebbe comunque troppo. Stiamo valutando la possibilità di convocare in audizione i Comitati del Sisma Emilia e gli enti che hanno partecipato alla ricostruzione per far luce su eventuali gestioni improprie di fondi pubblici. Non ci volteremo dall’altra parte, anzi: pretendiamo chiarezza e trasparenza”.

Anche la senatrice del M5S Maria Laura Mantovani si associa aggiungendo che “i problemi sono anche altri ed estremamente complessi, riguardano la lentezza degli iter, l’eterogeneità dei pareri tecnici che hanno a volte fuorviato i proprietari, circa un migliaio tra abitazioni e aziende di privati cittadini che ancora non hanno potuto iniziare o sono indietro con la ricostruzione”. “Ciò che abbiamo tutti sotto gli occhi – ha poi rimarcato – è che ancora c’è tanto da ricostruire, ci sono lungaggini burocratiche dovute alle difficoltà che gli enti locali hanno avuto e continuano ad avere nella gestione delle pratiche. La scelta di tenere per ultimi gli interventi più complessi ha penalizzato i territori più gravemente colpiti. Non è chiaro se in tutti questi 8 lunghi anni l’esperienza acquisita dai tecnici si possa mettere positivamente a frutto per completare in modo soddisfacente. Quindi, non si può semplificare eccessivamente facendo emergere solo alcuni cosiddetti “furbetti”, che comunque ci sono e che pur vanno perseguiti in caso di effettiva responsabilità.  Ciò che dobbiamo fare, dunque, […] è stigmatizzare i comportamenti illeciti ma contemporaneamente perfezionare gli interventi a sostegno dei tanti che hanno ancora effettivo bisogno di aiuto e di risorse».

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