Codigoro. Dietro di lui campeggia una “carbonara vivente”. Il ritratto di due persone, un uomo e una donna, di cui non si vedono i volti. Due corpi, nudi, distesi, immersi in una vasca di acqua gialla. Pancetta e uovo strapazzato sulla loro pelle. È uno dei lavori esposti in occasione della Fiera di Santa Croce, presso una sala allestita ad hoc in piazza Garibaldi a Codigoro.
Una quarantina di opere in tre sale, che ripercorrono la produzione artistica di un giovane codigorese, Raffaele Mangolini. Per mantenersi fa l’operaio, ma fin dall’infanzia coltiva la sua passione. Disegna. Dipinge. Fotografa. Desidera “respirare aria pulita in mezzo allo smog”. È così che definisce l’arte, “aria pulita”.
“Da bambino – racconta Mangolini – scarabocchiavo i muri con i sassi. Ho sempre cercato di esprimermi cercando strumenti e tecniche che mi permettessero di lasciare un segno”. È così che ha scelto di formarsi in campo artistico, diplomandosi prima all’Istituto d’arte per il mosaico Gino Severini di Ravenna, nella sezione Restauro, e successivamente, nel 2006, all’Accademia di belle arti della stessa città. Si è specializzato all’indirizzo archeologico e ha lavorato a dipinti murali presso gli scavi di Pompei. “Ho appreso la bellezza dell’affresco”, riferisce di quell’esperienza.
Mangolini si cimenta in stili e tecniche molto diversi, ma predilige la pittura, in particolare l’acrilico su tela: “Mi permette – spiega l’artista – rapidità di esecuzione e di ritoccare l’opera in un secondo momento”.

- Raffaele Mangolini
E nei ritagli di tempo, alla sera o nei weekend, si dedica spesso anche alla fotografia: “All’Accademia ho avuto l’opportunità di conoscere il mondo della camera oscura. Dalle macchine analogiche sono passato recentemente alle reflex digitali e alle stampe. E qualche volta – aggiunge – uso anche i cellulari”. È così che coinvolge amici e conoscenti in intense giornate di posa, come nel caso di ‘Carbonara vivente’. È la prima opera di una serie, che rientra in un progetto accademico, ‘Food’, che gli ha proposto il docente Graziano Spinosi nel 2003. L’obiettivo era tradurre in chiave italiana la moda dei piatti viventi di sushi. Ma per Mangolini questa opera presenta una pluralità di significati: “Con questo scatto – spiega Mangolini – cerco di ricreare il rapporto tra erotismo, cibo e crudezza della vita. Questi due corpi ritratti non sono solo una coppia di persone. Li interpreto anche – conclude l’autore – come alimenti o come animali morti”.
La mostra sarà visitabile fino a domani, dalle 16 alle 24. Per conoscere altre opere di Raffaele Mangolini, è possibile farlo sulla piattaforma online di Flickr o contattandolo direttamente attraverso il suo profilo Facebook.
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