Appostamenti sotto casa, pedinamenti sul posto di lavoro, lettere d’amore sconclusionate, molestie anche ai genitori. Sono gli atti persecutori perpetrati nel corso di tre anni da un uomo, E.M., classe ’43, ai danni di una giovane commessa di 31 anni.
Il processo per stalking si è chiuso martedì con il proscioglimento del 74enne, giudicato incapace di intendere e volere. La sentenza emessa dal giudice Andrea Migliorelli si basa sostanzialmente sulla perizia che ha stabilito l’incapacità di intendere e volere dell’imputato, considerato non socialmente pericoloso e quindi non sottoposto ad alcuna misura di sicurezza.
I fatti contestati dalla pm Stefania Borro si sono protratti dal 2009 al 2013, quando l’uomo ha perseguitato la sua vittima di cui si è invaghito pesantemente dopo un acquisto. L’ha conosciuta in un negozio di cornici ad Argenta, dove la ragazza lavorava a banco, e da quel momento l’ha tenuta sott’occhio.
L’episodio più eclatante è stato un appostamento davanti a casa sua, dove il 74enne si è palesato in sella a una bicicletta azzurra con il volto celato da una maschera da sub. Le ha anche spedito diverse lettere, in cui ha messo per iscritto il suo ‘amore’ e la volontà di ‘condurla nel regno dei cieli’.
In diverse occasioni si è anche presentato in negozio e, quando la vittima è stata trasferita nel magazzino, è riuscito a rintracciarla anche lì. In una circostanza l’imputato – difeso dall’avvocato Giacomo Forlani – ha fermato i genitori, chiedendo i loro documenti per accertare la parentela e invitarli a non ostacolare il loro rapporto, che esisteva appunto solo nella sua testa e che fortunatamente non l’ha mai portato a ‘sfociare’ in aggressioni o minacce. Tanto basta per essere prosciolto.
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