Attualità
2 Marzo 2020
L’ex magistrato Carlo Palermo al Corpus Domini ricorda quei momenti a quarant’anni dallo scampato attentato nel quale sarebbe dovuto morire

La strage di Pizzolungo tra mafia, massoneria e servizi segreti

Carlo Palermo
di Redazione | 2 min

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Carlo Palermo

Carlo Palermo

di Pietro Perelli

Carlo Palermo, ex magistrato sopravvissuto alla strage di Pizzolungo, con la quale Cosa Nostra attentò alla sua vita uccidendo invece una madre con i suoi due gemelli, ricorda quei momenti a quarant’anni dai fatti.

Li ricorda presso la sala del coro del monastero Corpus Domini, “il luogo più mistico e più bello in cui ho avuto occasione di parlare della mia vita”, oltre che ne La Bestia, il suo ultimo libro edito da Sperling & Kupfer. La sala è piena e, dopo un’esibizione musicale di Roberto Breveglieri per ricordare tutte le vittime di attentati, Palermo inizia a raccontare quella che ritiene la storia non scritta dell’attentato che ha subito. Una storia che secondo l’ex magistrato non vede coinvolta solo Cosa Nostra ma anche organizzazioni massoniche.

Emozionato, con la voce spezzata, ricorda chi come lui ha subito un attentato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gioacchino Montalto, “tutti colpiti allo stesso modo e io ho avuto la fortuna di sopravvivere solo perché altri sono stati colpiti al posto mio”. Potrebbe rivivere ogni istante di quei quaranta giorni vissuti a Trapani dal suo arrivo all’attentato. Era stato lui a chiedere il trasferimento dopo che, a causa di un esposto di Craxi, il Csm gli aveva tolto il caso sul quale stava indagando a Trento riguardante un traffico di droga e armi nel quale parevano coinvolti i servizi segreti, la mafia e organizzazioni massoniche come la P2. Chiese quindi di trasferirsi a Trapani dove nel 1983 era caduto vittima di attentato il giudice Montalto le cui indagini si erano intrecciate proprio con quelle di Palermo.

Palermo, ha proseguito solo le indagini sul suo attentato riuscendo a trovare un chiave di lettura solamente nel 2018. Senza poter entrare nel dettaglio di quelle che sono state due ore piene informazioni, l’ex giudice spiega che “dal 1983 avevo in mano il documento che parlava di Erice” (comune nel quale insiste Pizzolungo).

Un documento al quale inizialmente non dà molto peso ma che rilegge con occhi diversi una volta scoperta l’importanza del Monte Erice per la massoneria. In particolare Palermo afferma che, oltre alla più conosciuta P2, ci sarebbero altre società segrete tra cui quella su cui stava indagando già nel 1983 senza saperlo. I Rosacroce.

Secondo l’ex magistrato l’attentato a lui rivolto sarebbe quindi dovuto alle indagini che stava svolgendo già nel periodo in cui esercitava a Trento e che intendeva proseguire a Trapani. Tali indagini vederebbero coinvolti mafia, massoneria e servizi segreti.

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