Riva del Po
21 Febbraio 2020
Si riaccende la polemica sui comandi di personale revocati durante la campagna elettorale. Negli audio il sindaco di Riva del Po dice di avere “il fiato sul collo di chi governa più in alto”

Caso Jolanda. Pezzolato sfida Zamboni: “Confronto pubblico sulle telefonate”

di Daniele Oppo | 5 min

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Jolanda di Savoia. Le elezioni regionali sono passate, Stefano Bonaccini ha riconquistato viale Aldo Moro, ma a Jolanda rimane un tarlo: quelle delle telefonate tra il sindaco Paolo Pezzolato sia con l’allora candidato al bis, sia con il collega di Riva del Po Andrea Zamboni.

E ora, a quasi un mese di distanza dal voto, Pezzolato sfida proprio a Zamboni alla massima trasparenza a bocce ferme. “La revoca della disponibilità di quel dipendente tecnico mi è stata da te esplicitamente spiegata come dovuta alla candidatura della signora Trombin, nella lista civica per la Lega, per le incombenti elezioni regionali – attacca Pezzolato in una nota stampa rivolta a Zamboni -. Ora, ad elezioni svolte, è il momento di dire a tutti i cittadini del nostro territorio cosa sia veramente accaduto. Sono una persona onesta e trasparente e non permetterò a nessuno di metterlo in dubbio”.

Un passo indietro. La questione, lo si ricorderà, è divisa in due fasi. La prima è una telefonata (registrata) di Bonaccini a Pezzolato in cui il primo si lamenta della candidatura della sua vice – Elisa Trombin – con una civica a sostegno di Lucia Borgonzoni anziché con il presidente uscente, cosa che avrebbe fatto cambiare i rapporti con i due amministratori locali in caso di vittoria del centrosinistra. La seconda è una telefonata tra Pezzolato e Zamboni, registrata dal primo cittadino jolandino, in merito alla revoca di alcuni dipendenti in comando al Comune di Jolanda, in cui il sindaco di Riva del Po fa intendere che alla base ci sia una questione di politica elettorale. Materiale finito anche in un esposto, oggi in mano alla procura di Ferrara.

La revoca del comando di due dipendenti. Nello specifico il comunicato di Pezzolato parla di un dipendente (ma in realtà sono due) il cui comando previsto in scadenza il 31 marzo, è stato revocato anticipatamente. Seppure i comandi siano sostanzialmente revocabili a piacimento, tempi e le modalità, per il primo cittadino di Jolanda, sono sospetti, perché il comando era stato siglato con una determina del 31 dicembre e poi meno di 15 giorni dopo, con determina protocollata il 16 gennaio, è stato revocato. Così come è stato revocato anche il comando di un’altra dipendente, peraltro la sorella dello stesso Pezzolato, che aiutava il Comune nella gestione della contabilità in affanno. Due giorni prima Bonaccini era stato in tour elettorale proprio a Riva del Po.

Dopo gli attacchi pubblici del sindaco di Jolanda, Zamboni aveva invece spiegato che la decisione dipendesse da esigenze sopravvenute per il suo Comune, che era già stata accordata nella riunione dell’Unione del 13 gennaio con voto favorevole anche del sindaco leghista di Copparo, senza che la campagna elettorale c’entrasse nulla, e aveva parlato di macchina del fango. Non in pochi avevano collegato l’uscita di Pezzolato con l’arrivo di Matteo Salvini in tour elettorale nel Basso ferrarese, da dove in effetti aveva lanciato il guanto di sfida a Bonaccini proprio sulla questione, leggendoci un tentativo di far scemare lo scandalo per il “caso Solaroli”.

Abbiamo ascolta gli audio. Chi scrive, tuttavia, dopo numerosi tentativi fatti da Estense.com da quanto la vicenda è scoppiata, è riuscita ad ascoltare la chiamata tra Bonaccini e Pezzolato del 20 dicembre – dove il presidente con tono abbastanza pacato, ma netto, gli dice che per via della candidatura di Trombin a destra “cambierà qualcosa rispetto ai rapporti con voi” e “se per caso vinco io, dopo non mi cercate più” – e anche due conversazioni tra Pezzolato e Zamboni. Conversazioni già in parte resi pubbliche, tramite trascrizione del contenuto, dal sindaco di Jolanda.

Le chiamate tra Zamboni e Pezzolato. Al di là degli eventuali aspetti di rilevanza penale, sui quali sta indagando la magistratura, in effetti possiamo confermare che le spiegazioni date per telefono dal sindaco di Riva del Po al suo collega non collimano con quanto dichiarato pubblicamente da Zamboni.

Nella prima chiamata, che dovrebbe essere del 15 gennaio, mentre Pezzolato dice chiaramente che “io in questa campagna elettorale non ci voglio entrare” e fa capire che avrebbe preferito vedere la Trombin con Bonaccini, anche per comunanza di idee perché lui non ha mai votato a destra, si sente Zamboni dire esplicitamente che “deve passare la campagna elettorale”; “lasciamo svelenire le elezioni”, ma soprattutto afferma che ha “il coltello puntato nella schiena”, e chiede a Pezzolato di capire che lui ha “il fiato sul collo di chi governa più in alto” e che, anche se a lui non interessa far carriera politica, il partito “un po’ di disciplina la vuole”.

A riscontro dei dubbi di Pezzolato sul fatto che la mossa sia una sorta di ripicca per la candidatura della Trombin con la Lega anziché con la lista di Bonaccini, si sente sempre Zamboni dire che “hai un vicesindaco che è un’ombra enorme”, anche se “questo non toglie il rispetto per le persone”. Non c’è mai nessun riferimento a esigenze sopravvenute del suo Comune, tutto fa riferimento alla politica e alla campagna elettorale.

In una seconda telefonata, fatta presumibilmente dopo che Pezzolato ha scoperto (o, meglio, capito tardivamente) che è stato revocato anche il comando della sorella, il sindaco di Jolanda chiede esplicitamente e con una certa esasperazione di essere messo in contatto con Bonaccini per risolvere una volta per tutte la questione, ma Zamboni tergiversa un po’ e gli spiega che “devono passare questi 15 giorni”, che “questa è la situazione”, ma anche che proverà “sicuramente” a dargli una mano affinché tutto si aggiusti. D’altronde, nella chiamata precedente, gli aveva detto che “passerà tutto e riprenderemo qualsiasi discorso”, “non preoccuparti”.

La sfida di Pezzolato a Zamboni. Adesso che vincitori e vinti si conoscono, per Pezzolato è arrivata l’ora della resa dei conti: “Vista la tua pubblica presa di posizione, ora, ad elezioni passate e lontane – dice a Zamboni – io ti chiedo un confronto pubblico, anche all’unione, con la presenza di tutti i giornalisti, con il quale faremo chiarezza piena su quanto è accaduto tra noi e su quanto ci siamo detti. Ascolteremo così insieme le conversazioni intervenute tra noi e tutti potranno trarre le conclusioni. Così si fa in democrazia. Apertamente e in modo assolutamente trasparente.  Sono certo che non ti vorrai assolutamente sottrarre a questa possibilità di fare chiarezza dissipando ogni ombra e dubbio su questa triste e delicata vicenda che coinvolge, però, gli interessi di tutti i nostri cittadini”.

Forse sarebbe il caso, perché al di là delle ragioni, da qualsiasi parte la si vede sembra una brutta pagina di bassa politica locale.

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