Goro
20 Febbraio 2020
Assolti dall'accusa di aver truffato l'Ipns l'ex direttore amministrativo Stocco e il presidente Gennari

Vongole e contributi, dai vertici Copego nessun reato

di Daniele Oppo | 3 min

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Goro. Alla lettura della sentenza a Paolo Stocco sono venute le lacrime agli occhi. Lacrime di liberazione perché il tribunale ha assolto lui e Massimo Gennari da ogni addebito. Entrambi, ex direttore amministrativo (oggi in pensione) uno e presidente della Copego l’altro, erano a processo per reati gravi: truffa ai danni dell’Inps, ordita facendo risultare dati falsi all’ente di previdenza, indotto così in errore.

Per l’accusa – sostenuta in udienza dal pm Barbara Cavallo, ma il capo d’imputazione era stato modificato dal collega Andrea Maggioni – la Copego, consorzio che riunisce circa 600 vongolari di Goro,  aveva fatto risultare, facendo loro compilare false attestazioni, che 411 pescatori avessero pescato una quantità di vongole entro il limite di 120 quintali ciascuno nell’anno 2014, facendoli dunque passare dalla “fascia 2” alla “fascia 1” che prevede una riduzione dei contributi del 20%. In questo modo i vongolari – ritenuti inconsapevoli – avrebbero versato tra i 320 e i 1.300 euro in meno di tasse, per un totale di quasi 260mila euro.

Il fatto in sé non è stato in alcun modo contestato, ma è emerso dall’istruttoria dibattimentale che i pescatori stessi fossero perfettamente a conoscenza dell’escamotage e del rischio di dover pagare una sanzione nel caso fosse stato scoperto, come poi avvenuto. Il tutto era dovuto al fatto che in quell’anno la domanda era alta, ma i profitti bassi. Arrivati a dicembre la Grande distribuzione organizzata chiese un surplus per il periodo natalizio, ma questo avrebbe fatto sforare i 120 quintali di pescato annuali, limite per rimanere in “fascia 1” per l’Inps. A quel punto molti pescatori minacciarono di non uscire più in acqua – alcuni lo fecero davvero – perché sarebbe diventato sconveniente per loro.

“Sono stato i pescatori a chiederci, quasi imporci di trovare una soluzione”, ha detto Gennari durante il suo esame davanti ai giudici, spiegando che vennero fatte due assemblee ravvicinate e che nella seconda venne proposta la soluzione, compresi anche i rischi che si sarebbero corsi. Rischi accettati da tutti come hanno testimoniato alcuni soci pescatori. “Mai avrei pensato che ci saremo trovati davanti a una situazione penale di questo tipo”, ha detto infine Gennari. Se la proposta venne formalmente fatta dal presidente al Cda e ai soci, l’escamotage fu un’idea di Stocco: “L’ideatore sono stato io”, ha  ammesso davanti ai giudici, “me ne prendo la responsabilità”.

Condotta acclarata, dunque, ma per i vertici l’assoluzione è arrivata perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Il tribunale lo ha infatti riqualificato giuridicamente, riconducendolo, come suggerito dai difensori – avvocati Marco Altieri e Walter Gatti – a una più specifica violazione di norme relative al mancato versamento dei contributi all’Inps che, in quanto lavoratori autonomi, ricade nella responsabilità dei singoli pescatori (di fatto loro firmavano e presentavano le certificazioni, pagando in autonomia) e in questo modo spezzettando tutto l’importo nelle singole violazioni, tutte sotto la soglia di punibilità da un punto di vista penale (4mila euro) e dunque ‘mero’ illecito amministrativo, peraltro già chiuso con il pagamento di quanto dovuto e delle relative sanzioni.

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