Economia e Lavoro
8 Febbraio 2020
Dopo la notizia della famiglia di imprenditori denunciata per una frode da 1,6 milioni di euro, Cgil, Cisl e Uil propongono una sessione con le parti sociali in occasione del prossimo Osservatorio in Prefettura

I sindacati chiedono un approfondimento su imprese e lavoro nero

di Daniele Oppo | 2 min

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Da sinistra: Zanirato (Uil), Zagatti (Cgil) e Barberis (Cisl)

Organizzare una specifica sessione di lavoro in occasione della riunione dell’osservatorio in Prefettura allargata alle parti sociali del territorio per affrontare “ulteriori iniziative sul piano della responsabilità sociale delle attività economiche, della sicurezza sul lavoro, della legalità sul lavoro e nel lavoro”.

È quanto chiedono i segretari di Cgil, Cisl e Uil (Cristiano Zagatti, Bruna Barberis e Massimo Zanirato) prendendo spunto dalla notizia della famiglia di imprenditori ferraresi denunciata per una frode da 1,6 milioni di euro tramite il mancato pagamento contributi previdenziali e assistenziali ai dipendenti.

La notizia, dicono i sindacati, “conferma come da tempo denunciato: l’esistenza non marginale della fragilità economica del territorio che nella somma delle debolezze strutturali annovera il tema della evasione dagli obblighi tributari, fiscali, previdenziali, del lavoro irregolare, dello sfruttamento, in una parola dell’illegalità”.

“Dobbiamo essere in tanti a nutrire questo bisogno – affermano Cgil, Cisl e Uil – in quanto ridare centralità al valore del lavoro libero e dignitoso significa liberare le persone dalla sottomissione e rendere viva nella comunità la speranza di poter dare un contributo per una vita più sicura e quindi più giusta. Non vi può essere auspicio di un miglioramento delle nostre relazioni sociali se il benessere che tutti ricerchiamo non è costruito sulla legalità”.

“Certo, come ci capita di dire in questi frangenti, per fortuna esistono le forze dell’ordine che perseguono tra i tanti reati quelli economici: fiscali e lavorativi; che fanno meno scalpore di quelli di sangue ma che in altrettanto modo inquinano il sistema di regole e abbruttiscono la nostra democrazia”, proseguono i confederali anche se “meglio sarebbe se lo Stato potenziasse i suoi strumenti repressivi anziché deprimerli riducendo le risorse disponibili ovvero se gli organismi di vigilanza del Ministero del lavoro, ad esempio, fossero messi nelle condizioni di fare più investigazioni e maggiori controlli”.

“Tuttavia – osservano – rimarrebbe e rimane sempre in campo e in capo alla politica, alle istituzioni, alle forze sociali, ai lavoratori una questione sopra tutte le altre, la deterrenza esercitata mediante la prevenzione. Questo è un punto cruciale che non si può evitare e da cui ripartire. Per impedire il proliferare dell’economia irregolare – concludono – bisogna diminuire le occasioni in cui più facilmente si riproduce e saper mettere in atto concretamente azioni di prevenzione che investono direttamente il lavoro ma anche i contesti sociali in cui si manifestano le subalternità e le oppressioni”.

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